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Pubblicato il 10 maggio 2018 in Giornalismo
Liberato ieri ha cantato sul lungomare Liberato con 20 mila persone lì solo per lui, incuriosite da un fenomeno che, piaccia o meno, riesce a unire Napoli e i napoletani come poche altre cose.
Alla Rotonda Diaz di Napoli sono accorse tante persone che hanno assistito a un concerto gratuito, di uno degli artisti più in voga del momento, che, molto probabilmente sarebbero accorse (non tutte ma parecchie) anche se il biglietto fosse costato 20/30 euro, le cifre che oggi chiedono i cantanti indie più seguiti.
Una Napoli multiforme, ma unita, che spazia tra adolescenti, adulti e trentenni; studenti e professionisti; radical chic, ragazzi dei quartieri popolari e quelli dei centri sociali; sotto al palco, sul lungomare, sopra gli scogli; tutti sono solo lì per lui, per un artista che ormai da un anno appassiona tutti.
E chi non lo conosceva fino a ieri, oggi l’ha visto al telegiornale (come mia mamma), che stamattina mi fa: “Ma chi è Liberato? Non si sa? Questa cosa mi incuriosisce!”
Ecco, un’altra fan. Insospettabile.
Napoli unita che attende, canta e balla.
Napoli curiosa che vuole scoprire.
Una mitizzazione che accade, quando un fenomeno riesce a smuovere l’anima più pura e passionale della città, perché il linguaggio di Liberato è un linguaggio di strada, un modo diretto di dire le cose, ricco di tante citazioni che sembrano uscite dalle nostre micro narrazioni di ogni giorno.
Quella di Liberato è una narrazione partenopea intergenerazionale, antologia di racconti brevi uniti da un pool culturale comune.
Poche cose riescono a unire la città e i napoletani come lui, neanche il calcio molto spesso ci riesce, divisi come sempre tra pro/contro presidente; pro/contro Insigne; pro/contro De Magistris, pro/contro … fate voi.
Nel suo blog su Tumblr ha scelto un nome che richiama la sua napoletanità: liberato 1926.
Non sappiamo chi sia Liberato: è uno? È un collettivo? È senz’altro un mix tra avanguardia musicale e cultura popolare. R’n’b, elettro e hip hop perfettamente contemporanei, uniti a strofe e tematiche più vicine alla scuola dei neomelodici partenopei.
Tutto integrato e completato dai video di Francesco Lettieri, certamente al centro del progetto, che raccontano la città e i napoletani in modi mai banali.
Parte del suo successo è legato alla curiosità che ha creato intorno al suo personaggio.
In gergo di marketing si parla di “hype”, attesa: teaser, annunci, poster, immagini rubate, interviste. Abbiamo visto migliaia di volte questo processo. Tutto è volto a far correre la nostra immaginazione, ma non solo, è anche volto a creare una comunità di base per un determinato prodotto. In questo caso il “prodotto” è l’autore, il cantante.
Concerto organizzato bene/male? Si sentiva bene/male?
Ma interessa a qualcuno? C’erano 20 mila persone, dal pomeriggio solo per lui.
Quali eventi riescono a smuovere tante persone oggi?
Per la cronaca, Liberato ieri è apparso sul palco della Rotonda Diaz verso le 21, avvolto dal fumo e dalle luci. Un fazzoletto sul volto lo ha reso irriconoscibile.
Ha iniziato con Nove maggio, la hit che ce l’ha fatto conoscere e che l’ha portato al successo. Sul palco erano in tre. Un altro membro della band, mascherato come lui, suona le percussioni. L’altro il synth.
Dopo Intostreet e Te voglio bene assaje, ha accennato alcuni versi di Quanno chiove di Pino Daniele per poi attaccare con Gaiola portafortuna.
Il prossimo appuntamento live di Liberato è fissato per giugno al Sonar Festival, uno dei più importanti festival di musica elettronica e d’avanguardia che si svolge dal 1994 a Barcellona.
Non sappiamo come andrà a finire, né quanto durerà il suo successo, ma per ora ci sta piacendo.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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