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Pubblicato il 19 febbraio 2019 in Poesia
CONSAPEVOLEZZA
Toccai il fondo
quello di pece
dal sapore viscido
putrido. come sangue.
Mi crogiolavo
nel circolo vizioso,
assuefatto da una squallida esistenza,
monotonia del ripetersi e ritrovarsi:
gli stessi, immutati.
Eppur sapevo di me,
sentivo, speravo…
Ero vivo,
Si, lo ero e,
nel profondo dell’animo
mi ribellavo
a ciò che il tutto mi riportava alla mente,
flash di ataviche paure,
omertà seppellite
nelle peripezie delle città natali.
Poi nacque gioia,
infante che,
del suo riso e pianto fece calore
sul mio petto
sciogliendo ogni dolore.
Di rosa tinse ovunque il suo vagito,
così persi nel bosco
lupo cattivo,
i miei travagli,
nella quiete cornice
della Foresta Nera.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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