Questa storia è presente nel magazine Villi
La Villi era partita di giovedì, in silenzio, senza particolare risalto. Sarebbe tornata un mese più tardi, o poco più, ma io non l’avrei più rivista, le nostre strade si interrompevano lì, anche se non lo sapevo e neppure l’avrei immaginato. Quella sera tornai in quella casa che mi parve persino troppo grande soltanto per me. Chiusi subito le stanze che non mi servivano, sistemai qualcosa in cucina e nella mia camera, poi aprii il frigorifero, quasi come per un gesto automatico. C’era ancora rimasta una mezza bottiglia di quel vino bianco leggero che mi aveva fatto passare parecchie serate in compagnia della Villi, così presi un bicchiere e mi sistemai seduto sulla terrazza, come avevo fatto quasi ogni sera da circa due mesi.
Sopra al tetto di fronte, per estrema normalità, un paio di gatti svogliatamente si chiamavano, e la serata appariva terribilmente tranquilla. Gatto Mammone si fece avanti più tardi, quando il vino oramai era quasi finito; probabilmente notò la mia solitudine, ma rimase al suo posto, rispettando quei dettagli che non conosceva. Mi aveva osservato dal tetto, poi si era stirato le zampe girellando là attorno. Gatto Mammone era cosciente di essere soltanto e semplicemente un felino, però era sornione più di ogni altro, comprendendo le cose che ad altri sfuggivano. “Un giorno, forse, scriverò qualcosa che ti riguardi…”, dissi verso di lui a voce alta, quasi più per esorcizzare la mia solitudine, che per sentire il suono della mia voce. Era chiaramente un augurio che mi facevo: quello di riuscire a descrivere cose che al momento soltanto vedevo o pensavo.
Poi il Gatto parve capire qualcosa del mio stato d’animo sperso e irrequieto, con due salti scese dal tetto, si fece avanti con flemma verso di me, e promise alla Luna di tenermi compagnia per quella e per tante altre serate. Quando alla fine del mese andai ad abitare in una casa diversa, in un diverso quartiere, lo portai assieme a me, e lui si adattò senza problemi alla sua e alla mia nuova vita. Morì sotto una macchina, come è destino degli spiriti liberi.
Bruno Magnolfi
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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