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Pubblicato il 20 giugno 2019 in Poesia
Alle acide zitelle che balbettano dai balconi d'oro altissimi: sappiate, allora, che non il mondo v'odia; semmai voi odiate il mondo.
Non come l'odierei -e l'odio- io, che nel bisogno del possesso e dell'avere sent'odor di sterco e sudiciume; ma dello stesso mastico rognoso che han le bestie quando mancano la preda.
C'è da dire, anche, che odio chiama odiare ed il peccare, pure: non c'è profumo che regga per nascondere il puzzo che fate, né conciature eccentriche e succinti abiti da maschera.
Il serpente che vi mozzica le braccia e v'avvelena, voi, l'avete scambiato per tenero domestico -letto di spine-, trono inarrivabile e torre altissima.
Ed è risaputo, pure dagli sciocchi, che tanto più in alto ti metti, tanto più forte è la botta quando cadi.
Quindi vi prego, presuntuosissime signore dal malore facile, di scalare abbasso il vostro nido d'arpie: di spazzatura abbonda il mondo; il diavolo vi ha ricucito le ferite al cuore con filo spinato.
Forse, amareggiando come voi amareggiate, per guarire vi serve un abbraccio solamente.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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