Cosa ci faccio qui dentro? come ci sono finito? L'ambiente è buio, più scuro della pece. L'assenza di finestre, fessure o insignificanti spiragli di luce mi stringe la gola fino a soffocarmi.
E perché non riesco a udire niente?! A malapena avverto qualche sporadico rumore provenire da chissà quanto lontano.
Una finestra, ci deve essere una finestra, dannazione! È talmente buio che non riesco a notare la differenza tra occhi aperti e occhi chiusi.
Da quanto tempo sarò qui? Forse un'ora, forse un giorno o magari un mese. Non fa molta differenza saperlo visto che non riesco a muovermi senza sbattere contro qualcosa di inanimato.
Mi fermo un attimo a riflettere: se ci sono entrato, devo poter uscirne.
Procedo a piccoli passi lenti, per non inciampare. Urto il naso. Una superficie perfettamente liscia di metallo freddo. Deve essere la porta!
Vado a tentoni cercando di trovare la maniglia. Eccola, la tiro giù. Maledizione, è chiusa dall'esterno!
Nessuno spiraglio di luce, né dallo spioncino né dalla battuta inferiore.
Torno indietro procedendo adagio. Improvvisamente una sostanza fluida e terribilmente fredda mi bagna. Mi avvicino per capire. È acqua.
Non mi fido, ma la secchezza delle fauci, primo sintomo di una futura disidratazione, spazza via la mia diffidenza e bevo.
Se c'è da bere forse ci sarà anche da mangiare. Mi aggiro per questo nefasto ambiente, anteponendo il terzo dei cinque sensi: l'olfatto. Ma le mie narici raccolgono solo l'odore acre di pneumatici nuovi e di muffa.
Devo andarmene da qui! Voglio tornare a scaldarmi sotto i raggi del sole. Stendermi sull'erba e sentire il suo profumo fresco. Voglio tornare a essere accarezzato dal vento. E voglio... aspetta, cos'è questo tacchettare? Lo sento sempre più vicino, sta vendendo verso di me, è dietro questa porta.
Un giro di chiave, poi un altro. La porta inizia lentamente ad aprirsi e un timido raggio di luce colpisce un punto a caso sul pavimento. Viene spalancata e mi trovo inondato da un bagliore abbacinante.
Chiudo gli occhi, non sono più abituato a tollerare tutta quell'intensità. Li riapro, piano, affinché si possano adattare gradualmente a quella nuova situazione.
Davanti a me una donna con una ciotola in mano e sul pavimento la sua ombra stirata.
Adesso qualcuna mi ascolta, adesso finalmente posso miagolare.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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