Questa storia è presente nel magazine Lettere e Poesie
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Pubblicato il 17 ottobre 2019 in Altro
Mia cara Irene,
già da tempo sono malata e so che non mi rimane ancora molto da vivere. Perciò, prima di andarmene voglio scriverti questa lettera per ricordarti che nella vita le cose non sempre vanno bene, ma è meglio vedere il bicchiere mezzo pieno, invece che mezzo vuoto, perché spesso quello che sembra un male si rivela essere il seme di nuovi positivi sviluppi.
A questo proposito la mia vita è stata emblematica e vorrei che ti ricordasse per sempre di me e dei valori che io e il babbo abbiamo cercato di insegnarti.
Ho trascorso la mia infanzia e l’adolescenza in un collegio, perciò verrebbe da pensare che sono stata proprio sfortunata perché non ho avuto l’affetto dei miei genitori,né la tenerezza di cui tutti i piccoli hanno bisogno.
Però tra noi bambine si sono sviluppati sentimenti di solidarietà e amicizia, era bandita la delazione e se volevi inserirti nel gruppo dovevi essere generoso e non mettere il tuo interesse davanti a quello degli altri. Durante quegli anni ho vissuto in un mondo di uguaglianza e amicizia e sono stati anni, tutto sommato, felici.
Ho anche imparato ad amare lo studio. La cultura e l’arte ti trasformano la vita, la arricchiscono e la illuminano.
Non angosciarti. Con la morte arriva anche una perpetua serenità, ed io sarò ancora felice se saprò di averti donato la capacità di interpretare positivamente la vita.
Quando ritornerò ad essere un atomo vagante negli infiniti spazi siderali seguirò il vento astrale per poterti ancora incontrare.
Il mio amore per te resterà per sempre immutato.
Mamma
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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