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Pubblicato il 05 ottobre 2018 in Avventura
Venùsia era il nome di lei, ma nessuno se lo ricordava, perché appariva e se ne andava fulminando: su nei borghi corse voce sussurrata da echi che si arrampicavano sui palazzi, di storie di miracoli e preghiere.
Mastri d'arte nascosero la di lei visione nelle note di una lirica, ne affidarono il segreto alle lettere impenetrabili di un atto terzo; fra i primi gli scultori ne videro i bei lineamenti in sogno.
Ai crocicchi delle vie c'è ora una statua.
La pioggia che le stilla dall'archetto è benedetta, ci guariscono gli storpi, Lei è l'unica porta d'accesso alla Veglia senza sonno.
Nel perdono cadevano in ginocchio gli uomini di guerra, il cui dolore era quello di una vita rubata; Lei ne asciugava le lacrime, ne consolava le anime, nel perdonare sempre si prendeva l'ultima cosa del morto.
Per altare sventolano le spade dei caduti, i bastoni dei vecchi, i giochi dei bambini.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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