Assomigliano ad alberi le parole quando poggi i gomiti sul foglio per cercarle.
Corrono fino comporre figure con labbra azzurromare impugnando nuvole biancolatte
per combattere contro gli schiaffi della realtà.
Si ribellano in piena bufera e ficcano il collo in profondità, tirando il tempo a morsi per
non far scendere la sera.
Urlano per la bellezza del compimento e s'attorcigliano baciando il vento facendo
piovere equilibri alle radici delle sconfitte.
Le parole amano le parole e amano come alberi azzurri, sui cui rami il cielo volteggia
capovolto a guardar la vita in cerchio per scorrere lento.
Reggono silenzi di albe rosseggianti e grondano di beatitudini i pensieri, lì dove prima
era solo mare.
Cantano o fischiano tra refoli d'aria che fanno spazio per spargere spiccioli di respiri
e schiamazzi.
Bussano a finestre di sogni oltre cataste di noia, sussurrando che chi non fa rumore
smette di caricarsi di attese e prendono sottobraccio le ore perchè ridere fa rima con vivere.
Cesellano i ricordi per premere sul buio di cantine dismesse che non hanno pietà
di occhi vinti dalla tristezza.
Accompagnano le parole e, se vedono salti sospesi, hanno rispetto delle ali spezzate
che faticano a stendersi, timbrando semi di speranza fino a tagliare il gelo.
L'ormeggio di un nuovo ritmo è la cura per la felicità lì dove il sole non misura le sillabe
discordi ma gli alfabeti che toccano il cuore scrollando la polvere.
Tessono le parole quarti di strada versata a filo come preghiera e minuscole pozze in
cui le cose sono direzioni, lisce a ruminare durezza, folli a staccare l'arsura, azzurre a
lanciare abbracci oltre la penombra di nomi che restano come volti.
Non deludono le parole nel tremolio di porte socchiuse: quando spalancano il tronco
illuminano le iridi e smettono di precipitare riapparendo poesie in assetto di volo.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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