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Pubblicato il 02 luglio 2019 in Poesia
DI DINO FERRARO
Dovunque ascolto, odo le voci del mondo , confondersi all’unisono, con il mio vivere , tra le grida di guerra e di morte con la gioia ed il dolore che provo , con le rime meretrici , con i canti dell’amore che fioriscono dall’essere e favoleggiando ti fa volare oltre ogni male.
Voci di lingue provenienti da terre lontane spinte da un vigoroso vento giungono dentro casa portando seco i loro messaggi , le lettere aure et aulenti , le belle favelle , veloci e cilestri che spinte dal senso nascono per giochi di verbi in musici ritornelli.
Il loro dolore intriso di verbi confusi e diversi , ognuno frutto di questo tempo che ferisce l’essere e l’elevarsi in vaghe congiunture verso idiomi asincroni, balbuzienti, concetti salterini che si incattiviscono nel gorgo delle parole ed alfine feriscono l’amore che cresce , scema , fiorisce nel vivere sincero.
Lasciarsi andare nel dolce divenire , sull’ onda del mare , nella mesta melodia dell’estate, spargere in vocalizzi le tristi noti per il cielo azzurro ,calypso, nuvole e sogni. Andare fuggire credere e passare in mezzo al sesso in mezzo a questo sentiero che conduce verso il colle fiorito ove danzano le ninfe inseguite dai satiri dei boschi sacri. Favolette, ballatette , puelle , piccoli pensieri intrisi sinceri, meretrici , viscidi e purulenti , sanguinanti come gorgone mature in terre dissacrate dal fato perverso.
Estate dolente , eterna , innocente infanzia che di nostra vita prende corpo in varie forme ed in diversi intendimenti in organismi tutti concentrici uniti a quel mistero che trasuda dal legno della croce pendula nel vuoto . Forma messa in alto , illustra et misera che ci guarda ed implora per noi il perdono ed il padre.
Fuggire verso l’ignoto per giungere in una nuova dimensione
in groppa ad un cavallo alato , volare oltre i confini di Sion .
Verso Gerusalemme , verso altri lidi, vestiti da monaci o da eunuchi in groppa ad una fantasia che triste risuona lenta in una melodia piangolante , mista di rabbia che incalza con il suo battere perpetuo come un tamburello sulla pancia di un dio o di una balena.
Dove sono i miei versi improvvisati che presero vita come fossero mostri , come fosse già sera , dal mio bianco foglio di carta , loro si muovono ,ridono, copulano. Mi conducono lontano oltre le colonne d’ercole in giro per il golfo , suonando lo shofar .
Il verbo brucia dentro tra i fatui fuochi nelle fiamme dell’inferno non vedo uscita, perduto sono in questa estasi dei sensi di sessi che si combaciano diventano
lunghe , lugubre lingue di drago.
Il mare s’agita, onde enormi e ruggenti salgono fin dove lo sguardo si perde , la nave sale e scende , la rotta più non trova.
Affrontando l’ignoto , mille pericoli davanti a noi per giungere
in luoghi misteriosi e ameni ove i cavalli sanno parlare
e gli uomini non son più alti d’un dito.
Ma io ritornerò dai miei tristi pensieri esule per esserti di nuovo accanto figlio mio , dopo aver attraversato con tenacia e coraggio , questa ennesima odissea. Tenendo in mente il ricordo dei nostri migliori giorni insieme proverò a danzare con la sorte al passo d’una samba.
Stamane in centro ho acquistato diversi libri usati .
Amici libri sapienti fogli di carta ingiallita , presagi d’un era elettronica, la danza delle macchine , un giorno trascorso per strade affollate, tra musici allegri , spensierati turisti mi hanno accompagnato nel mio cammino attraverso la città colma di rifiuti nella calda torrida estate europea , ed in ogni luogo giungessi in piazza, vicoli e palazzi sembra dimorarvi una identica , antica aria di libertà .
Oscura ,fredda ed aspra è la conoscenza figlia della comune esperienza. Vedo il corpo di questa morale impiccata ad un robusto albero. Sull’onda dei ricordi e d’amori passati.
Canta il marinaio la sua canzone a poppa della nave
solcando il mare della sua passata giovinezza.
Porta via con se questo soffrire verso terre immaginarie.
Narrando leggende ed eroi , cose mai dette.
Il mio cuore triste ,sbava a poppa.
Il mio cuore coperto di trinciato.
Canta il mio sonetto imperfetto di tanto intelletto
và su i monti, nelle valli , sulle alpi a verseggiare
in città , paesi, sobborghi, in sperdute periferie
colora ogni passione in blues .
Canta spiritello ,canticchia questo rap paolino .
Gitano sentimento ,amore ballerino.
Note giulive appesi ad un filo.
Ricordi stesi sui fili della memoria tra un balcone e l’altro.
Cielo notturno piene di stelle , coste illuminate.
Canta questa canzone in questa orfica estate.
Meste sensazioni.
Sentimenti mai sepolti sotto l’albero della vita.
Luglio figlio della lupa.
Figlia di Roma .
Amore nel mondo .
Musica beata , regina del mio misero canto.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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