Questa storia è presente nel magazine FAHRENHEIT 451
ABITARE IL VUOTO
mostra multimediale
e il cielo mi confonde la terra, senza più sopra né sotto
Ho visitato questa mostra venerdì 5 ottobre, organizzata dall'Associazione di Promozione Sociale KOILOS in occasione dell'inaugurazione della sua nuova sede, presso la Parrocchia della Visitazione di Maria in Via Carlo Alberto Dalla Chiesa 40 a Pescara.
Il contest che ho trovato mi ha piacevolmente sorpreso, una grande vitalità artistica, ma soprattutto cuore: installazioni, scrittura, pittura, video, fotografia ogni linguaggio si è interrogato creando sul "vuoto", come spazio che apre a nuove possibilità.
"Questo evento culturale nasce con l’intento di celebrare la nascita di un nuovo spazio, disponibile per la città e il territorio, punto di riferimento sociale, spirituale e culturale."
Sono assolutamente convinto che tutte le Istituzioni, Chiesa compresa, debbano ritrovare l'entusiasmo e la gioia della Cultura come servizio alla cittadinanza. Se vogliamo dare continuità alla grande tradizione culturale che ha sempre visto l'Italia e l'Europa come esportatrici di cultura in tutto il mondo, dobbiamo necesariamente ripartire dai territori, e dalla possibilità di aggregare a partire da essi.
"L’Associazione KOILOS persegue la missione di prendersi cura della persona e delle sue relazioni, con gli altri e con l’ambiente circostante, accogliendo ciascuno in uno spazio che sa rendersi vuoto dai pregiudizi, rispettoso del valore della diversità, in armonia con la società civile, il patrimonio culturale e l’ambiente naturale che lo circonda."
In modo particolare ho amato il grande pannello del Laboratorio Incontro di Montesilvano, costruito con una serie di tele dipinte, realizzate dai ragazzi diversamente abili che ogni giorno vengono accolti ed educati all'arte. Ben realizzata l'installazione del Pozzo "ho abitato il vuoto quella volta che..." e bisognava concludere la frase e infilare il proprio bigliettino nel secchio del pozzo. Interessante anche il lavoro videografico di Emanuele Dragone, una storia d'amore, di mancanza e di lotta.
L'arte oggi tende a decontestualizzarsi, per cercare di entrare nuovamente in contatto con la gente. Produrre eventi come questo, in contesti altri dalla fruizione artistica ufficiale, vuol dire non solo far del bene all'arte, ma anche essere certi che il messaggio che vogliamo lanciare arrivi dove la vita pulsa sul serio, e non solo dove viene unicamente rappresentata esteticamente. Le grandi gallerie e istituzioni culturali del mondo da anni hanno avviato una ricerca di produzione di eventi che vedono affiancati ai grandi artisti, o promesse dell'arte, lavori provenienti da scuole, associazioni, artigiani, freelancer o semplicemente da casalinghe, operai, pensionati... bello no?
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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