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Pubblicato il 01 novembre 2014 in Fantasy
La tracciabilità nazistica di quei gesti intransigenti, lo avevano spodestato da un raziocinio solido; i suoi anfibi cancellavano le imbrattature di una revolver grondante trucità e piaghe irrisanabili.
Stette un quarto d'ora, all'incirca, rivedendosi nelle rettangolari sagome di foto nuziali; lui era ignaro, lei era maritata col tradimento. Entrambi non sapevano di essere implicati in una innestuosa relazione che, mano a mano, nella fitta polverosità di un conflitto mondiale, scemava attraverso l'inconsapevolezza. Ognuno mirava al suo, si trafugava l'essenza guerrigliera nella missione di non potercela fare.
Lavinia Corbin aspettava, allorquando, un uomo di media statura, dabbene, non bussò inchinandosi a porte laminate di aspettabilità. Lei, nella bassezza di una palandrana glicine, un basco ereditato innefabilmente da una famiglia di decostruttori esistenziali, delle calze aderenti possibilismo e arrivismo, aprì.
Di tanto in tanto calpestava i suoi adulteri, non ci pensava.
Lui, però, stava aspettando, lei si era stufata, e quindi tutto procedeva inconsapevolmente, fioccava di passionalità e femminilità... proprio non ci pensava. John era diventato l'incorrispettivo di un'amore stagliato e propulsivo, purtroppo non durevole. Ambedue erano agognatori di una durevolezza, obbligata a un'atmosfera sempre più strangolante. Intanto, John, poteva assurgere alla possibilità di non intravederla, strangolarla nella mente, ritornare ai suoi doveri. Era un missionario per eccellenza, l'orgoglio per antonomasia, non voleva rinnegare l'uomo che, spesso e volentieri, si perdeva in lacrimosità sentimentalistiche. Decise di partire per la solitudine.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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