Questa storia è presente nel magazine Raccontami di te
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Pubblicato il 05 giugno 2020 in Didattica
Tags: #didatticaadistanza
Sembrava una bella notizia, scuole chiuse per una settimana a causa di un nuovo virus ritenuto pericoloso per la nostra salute!
Ci guardammo l’un l’altra ed esultammo, ma non immaginavamo cosa ci aspettava al varco, quanto saremmo rimasti a casa.
Non avevamo idea di quanto quell’esultazione ci sarebbe costata cara.
Contavo i giorni e come fossi dispersa in un bosco segnavo le tacche sul calendario.
Sì, quello della mia camera… Perché tu, sconosciuto diario, sei nato lì.
Penna e fogli per descrivere le emozioni mentre al telefono ne parlavo con una mia compagna.
Scrivevo tutto di ciò che fuori accade e dentro me devastava le certezze.
Le settimane diventarono due, tre, quattro, fino a diventare dei mesi lunghi e bui, senza neanche un pizzico di luce.
Si parlava di un nemico che stava invadendo tutti i paesi del mondo, partendo dalle strade della Cina per poi finire in quelle italiane, americane, francesi… Il mondo ne era pieno.
Bel colpo, virus! Hai colpito e affondato diverse navi.
Cinque lettere -“COVID” - si stavano prendendo tutta la nostra libertà sociale e culturale, ci toglievano il gusto di poter sentire l'aria nei capelli, di tenersi per mano o di abbracciare gli affetti.
Ora l’unica consolazione sei tu che, con una voce amica, testimonierai i giorni in cui ci siamo confrontate e nei momenti di difficoltà, nei momenti in cui ne avevamo più bisogno.
Sì, perché il periodo che sto attraversando personalmente, l’adolescenza, è molto complesso e impegnativo: do peso a molte cose e in momenti come questi avrei bisogno solamente di una persona con cui potermi sfogare e dimenticarmi di questa realtà distorta!
Ti racconto, diario, di come riuscivo a sentire i miei amici solo tramite le videochiamate ed in particolare, una mia amica che vive oltreoceano, a New York, che mi è stata un po' più vicino tramite alcune lettere che ci siamo scambiate.
Spiragli di luce si intravidero con statistiche e curve dei contagi più incoraggianti e potemmo uscire seppure ancora limitati, con mascherine e guanti. Sembrava l’apocalisse: tutti lontani gli uni dagli altri.
I bar, i ristoranti e i negozi ripresero a funzionare a piccoli step, la sanificazione non doveva mancare.
Caro diario, ora non so se tu sarai ancora l’amico segreto a cui posso raccontare questa lunga avventura, ma in cuor mio (e nei cuori delle persone a cui tengo) credo di poterti raccontare il seguito di questa vicenda: la fine dell’incubo e la rinascita.
Spero vivamente che in futuro nessuno passi ciò che abbiamo passato noi, perché in qualche modo tutto ciò lascerà un’impronta indelebile nei nostri cuori, una ferita che solo restando uniti potremmo curare.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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