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Pubblicato il 01 ottobre 2019 in Giornalismo
Tags: #disordinialimentari #beautystandard #poesia #ossa #Anoressia
Mi guardo allo specchio e quello che provo è disgusto. Posso vedermi attraverso, attraverso questo piccolo corpo che non riesco ancora a capire come ha fatto a ridursi così. Cinque sono gli anni che sono passati da quando ho toccato il fondo. Cinque sono gli anni che ho perso dietro ad un sogno che in realtà è un incubo. Come può essere un sogno ridursi pelle e ossa ? Come può essere considerato bello morire di fame?
Giro per strada a testa alta, pensando, “da oggi basta paranoie, da oggi ho deciso che voglio essere normale. Preferisco mangiare che essere infelice”. Poi svolto l’angolo vicino al Duomo.
Una passerella di ragazze alte, belle e magre dall’apparenza felice. In realtà non lo posso sapere se lo sono, ma so che io non lo sono e so che anche stasera non sarà la sera in cui farò la cosa giusta.
Sento solo parlare di quanto magra dovrebbe essere una ragazza. Sento solo giudicare chi non lo è.
Pigra, grassa, inutile, brutta.
Se non sei magra non sei bella. Se non sei magra non sei degna di uno sguardo, ma quando lo sei troppo quegli sguardi emanano pena e disgusto.
Sembra facile pensare: se hai fame mangia, ma quando entri in un circolo vizioso, non ne esci senza una fune di salvezza.
Mi guardo intorno e vedo il mio riflesso. Non doveva andare così, non volevo essere così.
Eppure la risposta è così facile, eppure così difficile.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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