-Occhi aperti, naso in aria, guarda, annusa, ascolta – era la voce di sua madre che gli insegnava che nella loro vita saper o non saper uccidere faceva la differenza fra vivere o morire.
Così era diventato il miglior cacciatore del suo branco, bastava un fruscio, un rametto spezzato, un lontano odore portato dal vento e persino ogni fibra della sua pelliccia percepiva la presenza di una preda, una lepre forse o un cinghiale, pochi attimi e il suo scatto arrivava fulmineo, inarrestabile e il suo morso letale, portatore di sangue e di morte ma anche di cibo e di vita.
Era un bravo padre, chiamava al banchetto i suoi cuccioli, la sua compagna fedele e poi si nutriva anche lui.
Tutto questo per mangiare, digerire, riposare, risvegliarsi e poi ricominciare.
Per vivere insomma.
Quel giorno di luglio tutto scorreva, il risveglio, le corse con i cuccioli, il riposo all'ombra dei larici, le lezioni di caccia -ricordate: occhi aperti, naso in aria, guardate, annusate, ascoltate-.
Quando quello scricchiolio arrivò le sue orecchie si rizzarono.
Come sempre, come doveva essere.
Ma non era una preda.
E il grande cacciatore venne cacciato.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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