Questa storia è presente nel magazine ESSENZE DIVERSE
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Pubblicato il 23 luglio 2019 in Storie d’amore
Conobbi la morte molti anni or sono e da allora non la temo più, non dopo averle visto il volto, perché la morte che ho conosciuto io aveva il volto dell’amore. Accadde in caserma a Merano. Eravamo due anime in pena, perse e confuse. Non c’entravamo nulla con tutto il resto. Ognuno di noi stava conducendo una personale ricerca di sé che l’avrebbe lentamente condotto tra le braccia dell’altro, se il destino non avesse disposto diversamente. Penso spesso a quel mattino grigio, lui entrò in fureria di corsa per chiedere notizie di una recluta ricoverata d’urgenza a Padova. Mi colpirono il suo atteggiamento, la sua preoccupazione. Mi affascinò il suo modo educato ed elegante, così lontano dalla crudezza della vita militare. Mai avrei immaginato che di lì a qualche ora ci saremmo ritrovati insieme di guardia a camminare lenti, fianco a fianco, lungo il perimetro della polveriera; svegli fino all’alba a raccontarci l’uno dell’altro senza nemmeno conoscerci e sperando entrambi che la notte non finisse mai. Smontammo alle sei, eravamo intirizziti e tremanti, ma parlavamo ancora. “Michele”, disse tendendomi la mano. “Francesco” ho risposto io stringendogliela forte e rimanendo immobile a guardarlo scomparire oltre la guardiola. Era bellissimo. Ed era vero. Capii chi ero quella notte, la sua ultima notte, ché la morte lo chiamò a sé il pomeriggio di quel giorno pieno di sole, senza alcun preavviso. Un colpo esploso per errore, dissero, forse dovuto alla stanchezza.
Di lui mi è rimasto il post-it giallo, trovato tra le lenzuola della branda.
“Ti aspetto al Charlie, stasera” aveva scritto.
Profuma ancora di lui.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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