"Buonasera!" era un uomo, in ascolto.
"Sono Pilgrim, vengo da ogni dove: il mio rifugio solitario nelle strade del mondo è il mio vascello su ruote; tutta la mia vita brucia per il viaggio. Mi prude il cuore ad andare e tornare senza soluzione di continuità: perciò viaggio, e quel delirio mi si cheta" spiegò.
Il rumore del camion che guidava gli faceva spesso da fischio a gracida rana su per il microfono.
"Ho scritto una poesia, vorresti ascoltarla? Parla di Dio" chiese dall'altra parte.
Ripartì il fischio del camion, che di dosso in dosso sobbalzava, e nel mezzo vi si riuscì a capire:"La poesia non conta, è spada per l'anima: non m'interessa".
Una frenata improvvisa spense la comunicazione, e riprese a dire:"Il nome mio tu lo sai. Qual è il tuo?"
"G, soltanto G, per tutto quel che serve a far stare in equilibrio le cose. È un tale fardello, spesso, da far misura all'oblio. Sono il perduto e ritrovato, il Cavalier Errante: dimoro sopra i mari in tempesta, sulle scogliere e sulle spiagge, nel miraggio della Torre del Sud"
C'era vento, sulla Torre, e mischiava le parole come un miracolo che trasforma ogni frase in poesia.
"Attarda, dunque, Mastro G? Batte ormai le tre di notte, e siamo costantemente in pericolo"
"Siamo eroi, solo quando è notte: dal crepuscolo ci sale un battito di spirito che mai domo ci porta verso una storia di viaggi e apocalissi, di cose andate perdute tanto tempo fa, e che smarrimmo crescendo. La notte cala frescura a questo fuoco, che tanto brucia il cuore, e ci fa vegliare fino al sorgere del sole..."
Stava parcheggiando, dall'altro capo della radio.
"Leggi quella poesia, amico mio, che sto per addormentarmi".
"Amico Pellegrino: quella poesia io te l'ho già letta..."
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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