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Pubblicato il 15 novembre 2018 in Fantasy
Il mio nome è Blu.
Sono sempre stata blu. Sono nata nella profondità degli oceani; ho preso forza e vita dal fondo del mare. Dall'abisso blu scuro nel quale son nata ho preso i colori, la forma, l'intensità e le profondità del mio corpo.
Sono blu e contengo moltitudini, il plancton senza consistenza che mi attraversa subito sotto il ciglio del mare e le enormi balene bianche e azzurre che nuotano al di sotto. Contengo i preziosi coralli e le alghe che colorano il mio blu di rosso, di nero, di un verde brillante. Contengo il corpo molle e assassino delle meduse, contengo i denti affilati degli squali.
La mia vasta tranquillità senza fondo atterrisce e spaventa coloro che mi si avvicinano. Quando la gente scruta negli abissi del mare, e non ne percepisce la fine, scappa via; ne è terrorizzata. Vorrei rassicurarli. Vorrei dir loro di non scappare: il blu che contengo, ancorché senza limiti, è piatto e calmo come il fondo del mare; non c'è pericolo, venite a me.
Ma quando poi li riempio con il mio colore, non riesco mai a fermarmi in tempo e dopo un po' mi tocca restituire alla spiaggia i loro corpi spezzati: sono morti, senza vita, colmi di blu. Non volevo che accadesse: il blu senza fondo agisce come per volontà propria.
Sono sola, da sempre. Il blu freddo del mio mare non è adatto a contenere la vita. Il blu cobalto dell'oceano restituisce una calma spettrale e infinita che si staglia a perdita d'occhio lungo l'orizzonte: molti bravi marinai si sono persi lungo la rotta che da una costa all'altra si dispiega sulla coltre azzurra priva di scopo, immensa e inestricabile. Fatale e sottile è l'equilibrio che tiene in piedi le minuscole barche sulla superficie del mio blu: basta un'onda, una marea alta, un qualsiasi imprevisto e quell'equilibrio è pronto a rompersi, a spezzarsi.
Molte barche giacciono sul fondo del mio mare insieme ai corpi di marinai che hanno provato a sfidarmi, o che anche soltanto volevano attraversarmi per andare altrove. Non posso tollerare una simile indifferenza; confesso che a volte ho provato il desiderio e l'urgenza di tenerli con me. Se non volevano restare per volontà propria, preferivo trattenerli da morti.
Per me è uguale. Non distinguo la materia animata da quella inanimata: non ne sono mai stata capace.
Per me esistono soltanto il mare e le acque. Esiste il blu senza fine, esiste l'azzurro oltremare, esistono il nero cupo dell'abisso e il colore senza costrutto dei fondali infiniti, senza alcun tipo di limite umano o superumano.
(continua)
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