Questa storia è presente nel magazine FIABE E FILOSOFIA NAPOLITANA
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Pubblicato il 19 settembre 2020 in Fiabe
LA SPOSA ED IL SERPENTE
FIABA ONIRICA
Il mio cuore batte nel ricordo di cosa avrei potuto dire alla mia promessa sposa dopo essermi arrotolato intorno al collo disse il serpente che strisciò veloce sulla sabbia calda e fischiando apparve tra i rovi di spine.
Sono un serpente educato.
Io una sposa che conosce la morte e l’amore.
Non possiamo prenderci in giro
Lo farei con piacere ma sono impegnato con la mia sorte
Faresti questo per me
Se avrei voluto per davvero adesso sarei il tuo sposo
Non voglio sposarmi con uno qualunque
Lo credo è difficile pensare di andare a letto con un serpente
Sei uno serpente
Lo sono in parte
Sei un terno al lotto
Sono d’accordo è come tirare in faccia, torte di mirtillo
Non voglio inferire , la fine sembra vicina
Vorrei darti un bacio
Io sono inorridita dal tuo aspetto
Sono uguale a ieri
Sei questa acqua che scorre e bagna la calda sabbia
del deserto.
Sono esterrefatta mi sento come un cartoccio di carta stagnola.
Sono qui che sibilo
Vorresti suonare la chitarra ?
Sono certo che si potrebbe fare di meglio
Vogliamo andare fino in fondo
Ero convinta che ci saremmo capiti
Che dire il domani è imprevedibile
Sono d’accordo
E come giocare a dadi
Dare e avere sono il risvolto della medaglia
Non possiamo essere pessimista
La pista è lunga
Basta correre per essere
Avremmo fatto tanta strada insieme io e te
Come quel giorno in Messico
Come quella volta che non volesti venire a messa
Sono stanca di sognare ad occhi aperti
Il serpente cosi si alza dalla polvere si mette giacca
e cappello e cammina per la strada mentre la giovine sposa rimane al sole in attesa che giunga il tramonto .
Aspetta giunga un nuovo giorno forse un nuovo sposo.
Il serpente travestito da signore entra dentro un negozio
di scarpe.
Buongiorno
Buongiorno risponde la commessa che ha lasciato il marito da poco
Come si va ?
Si va come il vento tra parole senza baffi
Io non porto baffi , ma pantaloni e scarponi
Abbiamo un paio di stivali nuovi , per lei , se vuole provarli
Bene. Faccio un salto in strada , vorrei essere in questi momenti un serpente a sonagli.
Ma cosa dice si segga , non pianga
Io non piango , sono sfortunato
Lei deve vedere me , sono stata lasciata da mio marito
per una donna di malaffare
Peccato , non sa quanto mi dispiace
Lei è cosi gentile
Lei cosi dolce
Vuole darmi il piede
Le do il mio cuore ed il mio piede
Lei mi trascina in un amplesso
Non voglio fare sesso con lei
Cosa dice mi fa arrossire
Mi è simpatica
Lei è dolcissimo
Non provo dolore
Non porto i calzini
Sei come la polvere nel vento
Sono come la sera all’imbrunire
Io un povero serpente travestito da signore per bene
La città è assediata da scarafaggi volanti , ognuno va dove gli pare . Dalle navi giù al porto , si scaricano caschi di banane . Le scimmie sono apprensive , ma non tollereranno la presenza dei scarafaggi in giri . Li considerano dei ladri qualche scimmia dice che hanno la faccia di merda.
Per questo hanno litigato tra loro.
Una scimmia , sorseggia una aranciata
Ehi tu scarafaggio
Che dice a me ?
Si dico a te
Che roba fumi
Fumo pachistano
Fammi provare
Ha un buono odore
Lo comprato in india
Sono perplesso
Fai troppo sesso
Non sono libero di stare da solo nel cesso
Non è una scusante
Come si dice ogni capello torna al pettine
Come liberare aeroplani di carta nel cielo
La città vive un momento difficile
Non sono ingrato di soffocare questo dolore
Non è dolore è il colore della vita
Sono convinto che ci saremmo tanti amanti sussurra tra se
la sposa da sola in mezzo al deserto
Il serpente travestito da signore perbene mette gli stivali di pelle di leopardo
La commessa si abbassa la veste
Il serpente muta forma
Al porto la scimmia è incavolata ha avuto una visione , dopo aver aspirato una bella boccata di pachistano. Ha visto doppio , adesso pensa che la sua vita poteva essere migliore di ieri.
Lo scarafaggio ragiona sulle mille possibilità di fuggire.
Lo scorrere del tempo , contribuisce ad essere migliori a volte peggiori non c’è una morale ne una leva da poter usare per sollevare questo masso di lusinghe , di sesso, di strane domande , imbottigliate dentro un fiasco di limoncello.
La sposa continua ad aspettare il suo sposo. Il serpente travestito sempre da signore perbene fornifica con la commessa . Poi con una signora del piano di sotto dove egli abita . Non c’è una sequenza ne una logica esistenziale , l’ignominia gravida di mille concetti deleteri , assurge ad una esplosione di frasi fatte e forse la fisionomica avrebbe salvato il mondo , avrebbe reso la sposa felice, riversa sul talamo di ottone . Un letto di tre piazze , che aveva ereditato dalla nonna materna . Una brava donna che faceva le pulizie dentro gli uffici dell’ina casa soprattutto nell’ufficio del commendatore Spadarotto noto avvocato del foro di Piacenza.
La sposa continuò ad aspettare sull’orlo di un sogno , ai margini del deserto il suo sposo. Il vile serpente travestito da eroe questa volta , aveva morso una cagna in calore Aveva morso il calcagno ad una signore di mezza età esattrice delle tasse con l’erre moscia sempre pronta a chiedere un conguaglio appropriato sulla condizione popolare dei suoi coinquilini.
Ma la sorte è scabrosa e la sposa stanca dei tanti perché prese a camminare. Ad andare verso la sua storia , verso un nuovo giorno , mentre il serpente veniva schiacciato da un signora grassa che si trovava ad attraversare la strada. Il serpente aveva fatto male i conti e a furia di divenire ora serpente ora signore era finito per essere schiacciato dal tacco della grassa signora. Che indifferente aveva continuato a parlare a telefono con sua madre delle meraviglie del creato. Un cuore batteva nel petto della scimmia e sgranato gli occhi vide la realtà di quella città in cui viveva , prese coscienza di come andava vista, tutto l’incontrario di nulla . Una città ne bella, ne dolce , come l’immaginava lo scarafaggio che di coraggio ne aveva tanto Cosi tanto che ne vendette un po’ alla scimmia che prese a volare per il cielo .
Il mondo è degli audaci
Dici bene scarafaggio
Io t’incoraggio
Io ragiono e fumo
Che mi frega
Non ti importa , ti sei perso una bella cotta
Non sono della stessa idea
Certo è stato un peccato neppure un chiarimento un perché
Cosa vuoi farci, siamo carne da macello
Non sono della stessa opinione
Sono convinto che tu sei nel giusto
Basta con questa finzione
Questa credimi è l’invenzione della felicita
Certo non posso pagare un taxi per andare dove ci pare
Ma hai possibilità di volare
Vorrei andare
Vai allora
Io mi lascio andare, tu non vieni
Non posso io sono un immagine virtuale
Ma tu non sei uno scarafaggio
Io sono la tua ragione
Io vorrei chiederti scusa
La sposa fece un passo indietro, quando seppe che il suo sposo il serpente travestito da signore perbene era morto schiacciato dal tacco della grassa signora. Pianse, si disperò ,preparò la valigia , una volta a casa. Si guardò allo specchio , vide le sue rughe . Ricordo la dolcezza degli attimi che precedevano il suo incontro con l’amato.
Ricordo e inondò il mondo di brutte parole . Alcune andarono in bagno , altre si persero nell’incoscienza degli atti commessi.
Non c’è mai una fine , ne un principio l’amore rimane qualcosa che non si può vedere, ne comprare , ne tanto meno schiacciare sotto un tacco di scarpe. Come fosse un serpente o un pomodoro marcio. La sera venne e la scimmia continuò a volare per il cielo, mentre il serpente fu gettato dentro una fossa . Piccola , stretta quasi oscura , sopra gli fu messa una croce ad uncino ed un breve epitaffio affiorò dalla terra come una nuvola spinta dal vento. Qui giace il mio amore servile , qui giace la mia volontà di rinascere in altre forme ed in altre sostanze.
La sposa fu vista giorni dopo a spasso con una scimmia ubriaca che parlava , parlava , non la smetteva mai di parlare, dietro li seguivano a debita distanza un grasso , scarafaggio vestito da becchino.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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