Zittisce il richiamo intorno,
novello pare sia, adesso,
il nullo osservare la natura
mentre ne canto le sue lodi,
ispirate tra dolci e silenti carmi.
Sublimi battiti, leggiadre chiose
di fluenti e incantate parole,
compongono nuove melodie
sulla amata tua figura soave,
leggera pari a goccia balza,
tra l’acerbo canto e l’ardore
e il silenzio spegner non sa.
L’alma mia esplode, profuma
d’estasi di un suono, s’infiamma
lo sguardo tuo di femmina,
tra risa e canti contenuti
nel tenero brivido, sfioro lieve
le membra tue, ora arpeggiano
sotto il proferire mio esperto
di uomo inneggiante alla vita.
Afferro e disseto la stessa bramosia,
ricordando verbi simili a gocce tra pini,
gocce di pioggia insolente a frenare
delle cicale il canto, stridente e inutile,
complice effimero di un’epoca
cui resterà l’infinito mio esser poeta,
tra mani nude e fallaci sogni perduti.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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