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Pubblicato il 18 febbraio 2019 in Poesia
Tags: #bella #poesia #filosofia #arte
Il mio avvertimento poetico sopravvive di un dramma che ha sempre avvertito nell'aria, nel frazionamento delle cose, nel cumulo dei comportamenti fuori luogo delle persone, vive costretto da quella frattura. E' una scelta posta, frutto agro dell'impossibilità ad agire, a segnare un vero solco sulla terra e di crescere in esso, abbarbicarsi al suo rilievo. La mia parola può al massimo riflettere o distorcere nei grumi della cronaca, figlia della necessità primigenia di un racconto affettivo, la gelida perfezione della religione automatica che ha perso le goffaggini dei suoi treni a vapore e dei primi calcolatori quali giochi di mutamento spirituale globale.
Un mondo blindato e chiuso ci cinge, un fortino angosciante senza possibilità di uscita se non in implosione. Ma come illudersi ancora di proiettare in un mondo nuovo e vero il nostro futuro?
Duchamp rese visibile a tutti il dramma di quest'era. Lo scollamento tra tecnica, gesto artistico, fruibilità estetica in un orinatoio; annullando la prima, ponendo in aporia la terza ed esaltando con postura libera e disperante l'unico ambito ancora debolmente sensato, il gesto.
Forse esiste nella mia modesta prova di scrittura e di vita un qualcosa di analogo; la volontà di trasformare la grande scatola cava e splendida della poesia in una mostruosità benigna, una sorta di grezza punta dolorante. Il bello è stato colorato, additivato, irriconosciuto. Piuttosto la userò come un piccolo specchio aguzzo sul rifiuto del presente. Proverò a tracciare debolmente le linee di un sublime equivoco e pazzo, ad attizzare un'estasi negative che le ultime generazioni, a partire dalla mia, abitano fin troppo bene.
Un premio alla stanchezza fisica, allo scoramento della volontà. Ciò che manca è l'incanto, infangato da accidenti, dati, opposizioni, nevrastenie della storia e delle sue scorie.
Non l'ho mai conosciuto, non so cosa sia. Nemmeno persone con piu' esperienza di me l'hanno mai trovato. E l'interiorità, il rifugio, dov'è? E' la loro inadeguatezza a parlarci di un distacco non piu' ricomponibile.
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Michele Omiccioli, 2004
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