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Pubblicato il 24 marzo 2019 in Thriller/Noir
E proprio come un genio ribelle, quella mattina, davanti ad un quaderno bianco iniziai a scrivere sulla mia morte. In effetti c’era molto da scrivere, e c’era molto anche da elaborare, troppi i quesiti a cui rispondere. Fu difficile scegliere in maniera accurata tutte le diverse sfumature, e i diversi punti interrogativi. La prima scelta a cui mi dedicai fu il come; scegliere come finire non capita tutti i giorni, anzi viste le circostanze credo capiti proprio una sola volta nella vita, ma è un potere che possono avere solo i ladruncoli del destino. La scelta era molto ampia, avevo visto parecchi film e letto parecchie pagine tra i libri di storia di suicidi famosi, pensai che un modo molto semplice poteva essere l’impiccagione, una corda è reperibile facilmente in una ferramenta, oppure cercarla in garage risparmiando un po’ di soldi. Non so perché pensai di risparmiare soldi se in fondo non mi sarebbero serviti nei giorni successivi. Tra le cose belle della morte c’era proprio la totale assenza di materialismo, non serviva nulla di materiale per essere felici, non serviva nulla di materiale per vivere. Tuttavia bocciai poco dopo la proposta della mia mente, morire impiccato non è semplice, ci vuole troppo tempo prima che l’organismo si spenga in assenza di respiro, il tempo può oscillare da pochi secondi, fino ad un paio di minuti, tutto dipende dalle condizioni generali del soggetto secondo l’Enciclopedia Medica e, siccome apparentemente ero molto in salute, quel tempo sarebbe stata un’eternità, e soprattutto sarebbe stato vissuto male, a penzoloni, appeso al soffitto con una morsa intorno al collo che istintivamente mi avrebbe portato le mani sotto il mento alla ricerca di respiro, e poi sarebbe sembrato tutto una cosa alla quale volevo scappare, invece io volevo correrci dentro. Sapevo cosa si provava, ci ero già passato, più o meno, da bambino quando in piscina o al mare si facevano le gare di apnea, ecco in quel rumore silenzioso sott’acqua arrivavo sempre a pensare che forse se fossi rimasto un po’ di più sarei morto, e magari sarei rimasto lì sotto, in quel silenzio piacevole, in quello spazio buio (ero uno di quelli che manteneva gli occhi chiusi) ma confortevole, e invece arrivava prontamente quel bastardo dell’istinto di sopravvivenza. Quindi l’impiccagione non era una proposta valida, sarebbe arrivato nuovamente quell’impiccione rompiscatole.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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