Un uomo tra spire di cornicioni
s’intravede sulla strada battuta
d’asfalto bagnato.
Coperto in un attimo ideale
da un bus sfuggente nel suo
viaggio.
Lo sguardo s’alza nella nebbia
d’un pomeriggio d’Aprile.
Sbuffi di vaporo s’agitano
nell’aria.
Pini moventi raccontano il
vento.
Montagne di marmo e cemento
indicano la via.
Vocio di gente.
Un uomo tra spire di cornicioni
si muove e s’aggira.
S’accorge. Scosso nell’anima
da quella Giungla di ferraglia.
Animale in vesti non sue,
impacciato nel suo essere uomo.
Tra le spire di cornicioni si ferma,
quell’uomo. Alza le mani, stupito
dallo stupore di passanti ignari.
Ignari di essere bestie come lui.
Convinti di esser diversi da ciò
che a loro è uguale.
L’uomo, sussurra al vento la sua preghiera.
Chiude le palpebre, stringe la voce.
Quell’uomo tra spire di cornicioni,
grida Perdono.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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