216 visualizzazioni
1 minuti
Pubblicato il 15 febbraio 2019 in Poesia
Portavo la morte nell'anima,
vagando senza posa,
per desolate lande di sabbia.
Il mio liquido psichico donavo e
veleggiavano le imbarcazioni sul mare,
uscendo dal chiuso di una mente razionale.
Subivo offese ma,
generosamente gettavo semi
coltivando altrui giardini.
Toro sacrificale
cui sangue riscattava il distratto...
Poi la folgore,
la luce attraversò
il granitico muro della mia ossessione.
L'alba di un giorno lungo una vita
e di una vita come il giorno.
Tremano le mie labbra
come i versi della poesia che canto,
schiavitù alcuna più non tiene/teme.
Lascia che giunga l'ora
in cui il cielo distenda le braccia
ai dimenticati dal mondo,
come me.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
×
Nessuno ha ancora commentato, sii tu il primo!