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Pubblicato il 04 gennaio 2020 in Fiabe
TUTTI IN SCENA DOPO SCENA
Interpretare per versi il vivere, s’eleva il dire di molti anni che nel travaglio ci hanno condotti a recitare e morire in un dramma solitario ai confine di un mondo sempre più avido di sentimenti. Incapaci di amare si scioglie ogni enigma , ogni parsimonia , fatto di molti ardori congiunti nel dolce mio infinito . Lasso nella sorte avversa , corre lesta come fosse la slitta di santa Claus , mesta, appresso al senso di poter interpretare le molte vite , congiunte al credere che trasforma il nostro essere in un luccicante albero di Natale. Così si rimane in bilico nel proprio dire, fatto di tante locuzioni , mezzi termini che affluiscono nel corpo di una donna ,chiatta, scontrosa fatta di tante scorbutiche , ebbrezze , di mistiche bellezze.
Sei tu Carolina ?
Certo aprite vi ho portato il pranzo
Non posso scendere, mi potresti aiutare
Sono qui per questo
Tu sei la figlia di don Salvatore
Per servirvi
Credevo che sapessi volare
Se avrei potuto volare avrei rivisto da lassu il mio cagnolino
A me non interessa ,però ho visto Carmela tua madre che baciava il falegname
Perché non gli avete fatto una foto
Perdonami ho la testa tra le nuvole
Facciamo come se fossimo di nuovo a Natale
Non sei sposata ?
Lo cercato tanto uno sposo
La fiamma delle passioni riscalda l’animo e spinge alla generosa prole di molti parti senza età e genuflesse ere
Voi conoscete tutta la gente del quartiere ?
Fatti , fummo a credere per vivere in letizia
Non dite così
Non credo di conoscere la genealogia della morale
La morale è una molla elastica , fatta di tante diverse forze
Non dite per davvero ?
Non voglio interagire
Sentite a me sarà meglio cambiare paese
L’acqua scende sempre nel verso giusto
Sono qui che l’aspetto
Come è dura la sorte tonda è scura
Non fate finta di non capire
Il dubbio permane a volte in eterno
Io avrei voluto partecipare
Era meglio accendere la lampada , fare cosi luce
Gesù non sei l’unico che lo ha pensato
Sei un poco indietro
Dietro dove ?
Sotto la panca si canta
Non avete messo l’acqua a bollire
Un po di caffè ?
Grazie tante.
La scena è sempre la stessa il paese un crocevia di diseredati , disocuppati , folli e criminali.
Non mi ricordo di averne mai conosciuti simili
Beh facciamo teatro
Per favore lei si ostina ad essere un autore
Interpetro l’umanità redenta
Carta straccia
Facciamo macchiette
Non direi più bugie
Credimi è duro come il pane
Con la mortadella sopra diventa più morbido
Mi vuol prendere in giro
Non era nei mie programmi
Per lo più cerco di capire l’antifona
Sei un anfitrione ?
Certo un uomo di teatro
Una maschera ?
Si fa per campare
Teatranti
Non perda l’espresso vale un sorriso
Mi basta un caffè
La seconda scena è quasi identica , tranne che nel paese sono tutti morti tranne il becchino ed il macellaio
Io non vivo
Certo rappresenti la maldicenza
Che intelligenza
Mi ritieni un idiota
Non mi illudo
Non voglio affondare la spada nella piaga
Siamo in viaggio
Lei cerca sempre il pelo nell’ uovo
L’ipocrisia mio caro
Sà per questo sto pagando mille euro al mese
Mille euro ma questa è una rapina
Cosa rappresentiamo insieme
Un accidenti
La destra non rinnega mai le sue radici ma alla fine c’è lo fatta sono stato convocato in vaticano
Accidenti sei diventato un pezzo grosso
Per questo mi hanno dato una medaglia
Hanno bussato alla porta
Chi bussa alla mia porta?
Sono la maschera
Ecco dove eri finite
Sei un indiferrente
Si fa quello che si può
La malattia avanza
Certo cambia le persone
Anche una maschera si può ammalare
Non bisogna mai mollare
Mi chiamo Dolly
Adesso è tutto chiaro anche se nascondi in sè un concetto deleterio
Che simpatico
Ora ti meno
Va bene terza scena, cambia la forma, c’è tanta gente che vuole entrare a far parte della compagnia . Facce molto simile al male che coltivano dentro che s’identifica con la maschera . In molti diventano una sequenza psichica più un accidenti un verbo incarnato, la folla si fa enorme qualcuno dalla platea grida: Chiamate un dottore . La cosa non interessa nessuno , rimangono tutti fermi.
Il regista si arrabbia, sbatte la porta in faccia alla maschera .
Ella piange poi tutto si appaga
L’anima ha una sua emivita
Non voglio più tirare l’acqua al mio mulino
La forza di una rappresentazione stà nella sua espressione , più esprimi più rappresenti la realtà . Le molte parole a volte sono come trappole per topi . Questo è un dato di fatto , ed il teatro trascende ogni morale
Illusione mio caro , solo fumo arrosto
Io non fumo
Facciamo finta di essere noi stessi
Mi chiamano in scena
Il regista grida tutti in scena
La sequenza interompe il discorso
Forse non siamo in sintonia
Elevare alla potenza , quest’idea mi mette i brividi
A me fa battere i denti
Non provate ad aprire i regali prima della mezzanotte
Ci potrebbe essere un disguido giudiziario
Certo la maschera è il fulcro di ogni conoscenza
Come la vita , la morte albenga in noi stessi
Certo bisogna sempre mangiare la parte più cotta
Facciamo come se fossimo a capodanno
Stò per giungere ad una sana conclusione
Una questione preliminare
Nulla, tiene a freno la lingua
La scena quarta è una replica delle successive non c’è interconessione nè una certa valenza tutta l’ azione è incentrata nella fermezza e nel coraggio dimostrato per quanto cambi la scena i personaggi assumono sempre una figura poco brillante
Ecco cosa volevo dire poco fà ,bisogna essere sempre sinceri
Per questo ho comprato una bottiglia di bourbon
La mia perplessità è nell’essere insieme maschere
Parlare per ore senza arrivare ad una conclusione siamo come frittelle senza buco , senza alcuna radice culturale.
La finzione è l’inzio di una nuova scena che si ripete all’infinito .Tutto quello che abbiamo descritto in questa quarta scena , scema nella convinzione che la conversazione sia una importante prerogativa per sanare una malattia insita nella propria espressione. Ma dato che la somma di questo dire, rimanda ad un ulteriore scena che inscena una sequenza di azione a discapito della loro origine pragmmatica. La rivoluzione culturale s’ incentra nella rappresentazione di una maschera che non ha nulla da rappresentare se non quel mondo che desidera essere.
Ora giriamo pagina
E già la frittata è fatta
Non bruciare il libro
Domani vado dal dottore
Io credevo di rimarginare una profonda ferita
La falsità è la porta di un amore usato ai propri fini
Ora non offendiamo
Ci vorrebbe ben altro
Facciamo ammenda di vari torti subiti
Sono d’accordo con lei
Non mi riprenda da dove ho iniziato
Non voglio uccidere il concetto
Mi creda è un intercalare quasi una frase scurrile
La scena trascende tutto quello che crediamo come il signore intorno all’albero con la sua allegria. Rincorre una gioia l’ immagine versatile come acqua che scorre. Non mi rendo conto del fatto dato che a volte sono incapace di tagliare una fetta di panettone diritta.
Ma andiamo, l’amore non ha bisogno di un coltello per essere condiviso
Ecco lei vorrebbe definire una passione come se fosse una fetta di panettone
Ci provo ma non giungo a nessuna conclusione fatto sta che l’illuminismo ha oscurato la ragione di molte persone.
Questo potrebbe essere un buona conclusione interdisciplinare
Mi ricorda la fiaba di zia Antonietta.
Non si perdeva mai una partita a briscola.
Era un signora dalle tante capacità linguistiche.
Ero certo che sarebbe diventata santa ma fini per essere zitella poi si sposò in tarda età con il fratello del salumiere.
Lui era un buono a nulla.
Tutti in paese lo chiamavano la pulce a me non era mai piaciuta questa definizione , ma chi siamo noi per definire un concetto .
La tristezza è disarmante, ci rimanda sul punto di non capire per poi ritornare indietro a ciò che siamo . L’insieme di queste scene sono il frutto di una razionalità avida di sapere incentrata sul dare e l’avere .
Noi siamo ogni cosa , questa maschera , questo tempo ed ogni maschera rifiuta di essere se stessa , poiché in fondo è una maschera. Tutta la storia definisce chi siamo come potremmo essere senza dover indossare una maschera per non essere una maschera triste. La logica impone una riflessione sostanziale , sulla attività espressiva su quello che si desume essere nella ricerca etimologica nella forma data che rimanda alla leggenda. E un racconto è l’anima di questo dramma scritto per essere interpretato da una maschera.
La quinta scena riassume ogni altra iniquità , non tralascia la sostanza delle cose , neppure l’ antepone alla ricerca filologica ma và oltre quella sostanziale espressione che riassume ogni scena . L’albero di natale a questo punto può essere il fulcro del nostro discorso e i due personaggi immaginari , il signore senza capello e la maschera un aspetto dell’essere come si potrebbe essere per davvero . Ora l’albero di natale non definisce nulla ma chi ha stabilito che noi dobbiamo interloquire con un albero di natale.
Certo lui è un concetrato di tanti natali passati
Così è divertente vedere un angelo appeso ad un ramo che gioca con un filo dorato
Sono l’immagine di una ragione metafisica.
Una lunga storia che ritrare se stessi.
E la Michelangiolesca estasi della creazione
Non mi prenda in giro
Non ho molto tempo ancora
Le posso regalare due gabbiette di mele annurche
Quelle le vorrei portare al mio primario
Ti sei fatto vecchio
E il concetto che mi rattrista
Non posso credere che una canzone natalizia faccia così effetto su di me
Sentire i canti del natale mi fa piangere
Lei pianga che dopo andiamo al bar a bere whisky
Compriamo un panettone
Questa potrebbe essere una buona notizia
Mi sono permesso di portarle in dono, incenso , oro e mirra
Ma che dolce pensiero
Non volevo venire a mani vuote
Siamo quasi alla fine della scena , l’angelo canta la sua leggenda narra della gioia universale, della messiscena che lo ha condotto in casa di questo povero uomo senza cappello. Dove ha incontrato una maschera per poter cosi sconfiggere il male del mondo . Certo è stato una dura battaglia. Tutto è iniziato quando gli angeli sono diventati demoni . Ma dato che nella storia in genere chi ci va sempre di mezzo è quel piccolo ,dolce pargoletto che dorme dentro la culla , tra sua madre e suo padre, tra il bene ed il male la nostra rappresentazione prende una strana piega.
Ora la scena potrebbe divenire, ancora più raccapricciante in quanto il racconto conduce all’errore insito nella morale. Un Natale atipico fatto di tante voci , considerazione legate allo scorrere del vivere insieme e per questo l’albero lo hanno legato è messo fuori al balcone . Anche se un albero di natale rappresentare nel male e nel bene l’albero della vita . Lo scorrere del tempo ci conduce dalla stazione ferroviaria , fino alla nostra piccolo abitazione dove siamo presi dal furore di divenire pastori di questa sacra rappresentazione . Ma questo non interessa nessuno , tranne forse alla maschera o al signore senza capello che aspetta tutto questo finisca presto. Così come noi interessa che l’albero della vita faccia i suoi frutti , dolci al solo vederli. Tutto ad un tratto vengono tutti a vedere il miracolo avvenuto nella note di natale ,dalle lontane province dell’impero da Marsala e da Caltanissetta. Perfino dall’Austria e dall’Australia. Qualcuno in compagnia di un canguro di nome Giggino.
Ma voi siete certo che ci saranno tutti
Come vedete la verità , viene sempre a galla
Ma voi fate teatro o siete l’achivista capo
Dietro le scene si scopre ogni cosa
Forse vi porto una birra
Non bevo
Ma voi non fumare , non bevete , ma si può sapere cosa fate ?
Che vi debbo dire rappresento questa maschera di natale , scena dopo scena.
E la befana ?
Qualla viene a cavallo della sua scopa più tardi
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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