Le catene, meritiamo
e meditiamo su quanto suscritto.
Siamo animali dalle fraudolente
spine, senza pudore alcuno, di una
stomachevole voglia di sorrisi.
Sono un orango senza respiri,
elogio il sangue quando
anche io
godo come aberrante porco
di fronte alle donne svestite.
Siamo delle bestie che ambiscono
al piacere più smisurato e miserabile.
Forse chi ambiva al romano saluto,
voleva dargi il collare, per renderci
di nobili animi.
Forse D-o ci parla, ma noi lo abbiamo
per troppo tempo
messo a tacere, e lui ci disdegna.
Abbiamo continuamente tagliato il canto
di cicale Inermi e tra I vermi navighiamo
nei mari dello sperma più disastrato.
E I nostri figli come mostri che alla vita
si appigliano ma noi di appigli non ne diamo
viviamo in una continua malattia di amore
e diamo vita a quei gigli che oggi sono
le più povere tamerici.
Anche le ortiche hanno I loro fiori lavandati.
Eppure preferiamo quei tulipani che sotto
al sole brillano.
Vorrei che il mio fratello aspirasse al dolore
al coltello che nel cuore da flagello ti trucida
e lungi da noi la santità tanto spiegata
quanto incompresa.
Scrivo oggi, con occhio orgoglioso ai miei fasti
su questo sito, e di rito porgo le mie più sincere
condoglianze alla mia Divinità.
Oggi mi dichiaro non più Siderale, infernale nemmeno,
mi dichiaro parte di un arcobaleno e di un mondo
nè negativo nè positivo.
Oggi canto al martello e all’ulivo.
Oggi spero nelle albe e nei tramonti.
Oggi faccio I conti e colgo gli zeri.
Oggi I pensieri diventan ponti
per collegarmi a quel dinamitardo
che non ambiva al fiore
ma ambiva al Cardo.
Questo è il testamento di un soldato
che entra nel suo mondo ghiacciato.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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