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Pubblicato il 16 ottobre 2020 in Fiabe
Viaggiando nell' ora violenta, in echi di sogni , frammentati di lebbra rovente che si imballano nel gioco cruento , giacenti imbelli nella pelle del lupo che gioca con le giovane vite , disperse per deserti di asfalto . Una lunga scia di vittime , appese al sospiro , rimaste nel dubbio nella spirale di mondi uterini dove si insacca lo spazio , lavorare al fine stanca. Già cavalcando nell'ora assopita come fosse l'angoscia fiorita in oasi di magiche terre di civili livelli , circolanti per la testa come fossero folle aulenti , cruenti nella lotta riflessa per borghi e contrade , come fosse una bomba che esplode nell'animo.
Tra le vecchie rovine della città dei sodomiti , seduta a strapiombo sui promotori giallognoli, giacenti tra i giaggioli arancioni dai petali carnosi in bilico sulla punta del pene . C’è chi giace ,confuso di tanta pena, ritorna dopo lavoro nella sua cantina dei vecchi ricordi.
Già vidi distratto le folli morire per idee contrarie eremite, figlie di sciacalli e cammelli volanti , come fossero iene ridenti per lagni spauriti nell’orrore del vivere , rapito dall’ululato della vecchia lupa ferita raminga vagante per i boschi di cemento tra i palazzi e abitazioni ed ambizioni figlie della lussuria, figlie dell’abnegazione filosofica che imprime una anima ad un anima , l’amore al coraggio della sorte avversa che vola , angelica nel cielo. Colpito mi sento nell’animo ,ferito come fosse un airone sulla sponda del letto, l’ammirai gli umori nella notte ed il lupo venire trascinare altre carcasse , con prede in bocca nel buio , bere il loro sangue , mangiare la loro carne.
Non aver paura , mi disse la mia coscienza di giacere con il lupo non aver timore di essere presa per estremi sentimenti in pochi giri di orchestra
Non ebbi tempo di capire cosa mi succedesse ero già in preda
all' ira
Svegliati e posa sulla mensola grigia il tuo orgoglio
Ero in mutande cercavo Maria
La fine del regno , mi sembra vicina , nell' incontro anzidetto mi sembra assai audace il tuo dire.
Ero preparato a chiudere la partita con una sola scarpa
Eri tu quello che chiudeva la luce come fosse una scossa elettrica
Attesi a lungo, ma il lupo venne ogni notte, sotto falsa sembianze mi venne incontro nel sonno
Ieri cara ti ho visto a piazza Dante
Ero io , si certo , cercavo nella folla il suo pelo , non volevo farmi conoscere , temevo che il lupo potesse aggirarsi tra quei marciapiedi colmi di gente.
Che dici mia cara sei in preda ad un attacco di febbre
Non posso capire , chi sono ma la preda io sento d ‘essere
Sei in preda ad un crisi di nervi
Sono un artista ed il lupo attende , io cada tra le sue braccia
Quanto tempo passato
Ero cosciente del mio peccato
Forse , avresti fatte ammenda dei tuoi doveri
Non ricordo chi ero , meglio vivere la propria vita da sola
Sei distratta
Certo cara , ho lasciato il mio telefono sopra la sedia
Non fare tardi
Sarò puntuale non preoccuparti
Preparo una buona minestra
Il Signore l’abbia in gloria , sempre minestra finirò per gettarmi dalla finestra.
Oggi piove, la pioggia bagna la città bagna i volti silvani , puliti , discreti di gente distratta di chi vaga sull' estremo confine di un mondo fatto di forma precise , concentriche , illogiche che si allineano al caso su scritto. Carmela, esce di casa, vestita di bianco va verso se stessa nell' ossesso delle ore frenetiche che scorrono nelle frasi scurrile , come fossero telegrammi in movimento su rotaia di acciaio. Come fosse un treno che corre verso casa alla ricerca di una facile felicità. Ed il lupo si aggira nell' ombra. Mentre Carmela gioca con l’ amore altrui , gioca con il suo destino di madre e di figlia.
Varie conclusioni aforismi estremismi lirici che assommati allo scrivere alla faccia del lupo che covava vendetta nell’oscurità pronto a saltare sul fosso ed acciuffare la sua preda grigia pelliccia di coniglio broccato che non dici nulla al caso ne regola la legge della grammatica acquisita. Purtroppo il lupo era una persona come le altre sapeva molte cose ed di cose mai fatte ne su dette che possono descrivere l’ossesso in cui era caduta Carmela.
Carmela era una caramella , gommosa , era fatta di pasticci che possono essere letali , integra , d’ ingrati movimenti morali , come molle di mutande che si allungano verso l’infinito , verso altre forme ermetiche che stringono al collo la vecchia ed il vecchio nella tomba. Ma l’incipit scorre e reca un fastidio atroce che attorciglia la fisionomia di un modo di fare e di dire in questo crogiuolo di nomi arrecanti in se una etichetta qualsiasi , procurano una maldicenza che sarebbe meglio evitare. E la speranza è una fune che si spezza all’improvviso . Questo il lupo lo sapeva bene come sapeva che Carmela sarebbe andata a teatro quella sera ed avrebbe sorriso a tutti , avrebbe venduta l’anima al suo amante, si sarebbe resa simile alla lupa nascosta in lei.
I fatti stanno a dimostrare che si può esseri lupi e non perdere il vizio poiché l’azione agisce sulla coscienza come un trapano penetra dentro l’animo , estasiato nella fisionomia di un discorso surreale Tutto può emergere nell’espressione , stipata che chiude ed apre l’anima di Carmela. Che ella facesse quello che facesse ed avesse tante amiche che ogni tanto vendeva la sua anima al demonio della moda.
Sono una donna legata al piacere
Si ma la moda non reca lusinghe
Se mai , cambia aspetto
Come è difficile , dialogare con la morte
Sono convinta di poter cambiare
Che cambi questo è morto
Lo sento
Cosa senti
L’odore
E nauseante
E vecchio
Come le pietre delle tombe
Come l’autostrada a pagamento
Come questa poesia
Non posso sopportare la sua integrità
Sei figlio di Carmela
Io , no. Io sono una modella
Tu una modella , io credevo una ballerina
Si mia nonna era una subretta del salone margherita
Oh caspiterina
Lo capisco non digerisce la cosa in se
No , non digerisco quello che dici
Sei l’incontrario di quello che credevo
Possiamo andare dove ci pare
Io preferisco stare qui ed aspettare la morte
Ma la morte è sorella della moda
Per questo aspetto , spero di essere più attraente
Come sei fresco
Non sono ancora morto
Lo spero per te
La sera venne Carmela si recò a teatro con il suo amante un biondo vichingo di Amsterdam che fumava venti sigarette al giorno faceva nuoto ed era stato contagiato dal covid durante la pandemia. Era un uomo , probabilmente un semidio del Valhalla che sapeva nuotare a dorso da capri fino a Sorrento , sapeva parlare tre lingue ed era uno bravo ballerino come la madre che era stata ballerina del balletto di corte di sua maestà il re di Norvegia. E la ragione può essere bizzarra , cattiva come la vita può essere una amante del vichingo. Non ci sono scusante il lupo era il biondo , vichingo ed aveva occhi azzurri e di ghiaccio e gli piaceva bere vino rosso sangue . Gli piaceva prendere le donne di dietro e davanti e non portava mai gli slip perché riteneva essere un semidio , un essere chiamato Lupo.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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