Questa storia è presente nel magazine Vivere per (r)esistere
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Pubblicato il 29 gennaio 2019 in Poesia
Chissà chi manderanno
a fare il culo ai froci
a bruciare i versi dei poeti
a rimettere in riga donne
uscite dai ranghi
a spegnere speranza
nei cuori di chi non ha più niente.
Di certo ci saranno i rasati
orrendi coi loro simboli, stretti
in quei vestiti neri, emblema
di vita già sepolta.
E non mancherà qualche palestrato
inguantato nella sua pelle d’inchiostro
a far d’ariete scassa tutto.
Me lo vedo dietro la porta
il drappello giustiziere,
carne frollata da ogni spiffero rabbioso
corpi che s’acquistano a peso
davanti miseri baretti, patrie
depravate di sogni ottusi.
Tra loro, presenti in retrovia, immagino
anche gli immancabili studentelli
sedotti, per vizio borghese,
da lessici strombazzanti e voglie
di rivincita, eredità di padri
servi d’altrettanto potere servile,
di mamme dagli occhi infossati
che sembrano caverne, rossi
più dei conti a fine mese,
quando i debiti sono la metà
del prossimo salario.
L’ordine l’avranno già impartito
e quest’umanità obbediente,
chiusa nel cerchio
di vorrei mai giunti a compimento,
solerte frangerà porte aperte
alla vita, pronta
a sfogare su nemici necessari
il mostro eletto a Dio
della propria impotenza.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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