235 visualizzazioni
15 minuti
Pubblicato il 27 ottobre 2019 in Fantasy
Il Trionfo Della Morte
DI DOMENICO DE FERRARO
Avrei potuto essere felice, anche dopo esser morto, con il sole in faccia andare oltre quello che credo. Sono nato autista, mio padre faceva l’autista , mio nonno pure. Io ho sempre portato l’autobus dentro e fuori questo inferno . Ho fatto la spola tra le terre di mezzo. Tra il paradiso e la terra degli uomini. La morte vestita in diverse sembianze sale ogni giorno sul mio autobus è una cliente affezionata . Io non sono permaloso , non faccio domande , forse sarò un po’ stupido al punto da non capire cosa è a volte l’amore. La morte mi ha sorriso nel buio dell’incoscienza , mi ha preso per mano mi ha condotto lontano , oltre quel dorato cancello in cui la vita germoglia . Mi ha condotto per strade immaginarie. Mi sono lasciato andare alla fragilità dell’esistenza ho volato sulle case scarrupate in un canto autunnale fiorito sulle labbra. Con il mio autobus sono andato oltre quello che credo, verso terre immaginarie , luoghi d’inenarrabile bellezza. Ho guidato a lungo per giungere alla verità. Ho passato sotto archi di granito , solcato vette , attraversato valle , piene di mistero. Tutto mi sembrava cosi familiare come la sorte che mi trascinavo dietro. Nel mio domani mi sono perduto, rinato nel sogno di un fanciullo , ove credere di dover ancora crescere e più crescevo più divenivo grande . Vedevo la gente rimpicciolire . Osservavo la gente dall’alto, vederla laggiù̀ in basso mi rendeva suscettibile ad ogni cambiamento e non avevo voglia di credere che tutto fosse vero ,ma solo frutto del mio immaginare. Per in vero volevo solo addormentarmi al dolce calore di un sole nel tiepido autunno.
Queste le mie prerogative , corte come le dita della mano , congiunte alla sapienza traboccante dalla bocca dell’incoscienza. La quale rincorro e vado a braccetto insieme a mille spettri neri, piccoli , come formiche armate di forconi e zappe. La rivolta scoppio all’improvviso tutto ad un tratto in un tranquillo pomeriggio di fine ottobre. Ero fermo con il mio autobus di linea alla fermata cinquantaquattro. fumavo una sigaretta , una dietro l’altra e pensavo a Carmela la mia prima fidanzata. Era dolce abbandonarsi alle immagini di un tempo perduto , solcare il sogno erotico giovanile in un fluire di rime nel dolce canto del peccato mi perdevo in mille fantasticherie. Mi chiedevo se tutto fosse vero cosa m’aspettava nel conoscere l’altra faccia della medaglia, immergermi in quello che credevo fosse vero non vera , tutto era cosi originale. Leggevo il giornale quando spuntò la prima testa di morto. Era proprio morto perché gli pendeva un orecchio da un lato e la lingua gli penzolava da fuori la bocca bavosa. Ero impressionato, chiusi le porte dell’autobus pregai che tutto quello che stava accadendo fosse solo un incubo. ma la realtà si fece avanti , crudele azzannò il mio sogno. Sanguinai. Gridai aiuto. Poi ingranai la marcia , cercai di fuggire. Inutilmente. La città era invasa da morti passati e recenti. Ed io mi ritrovai in mezzo ad un mare di cadaveri , inconsapevolmente. A bordo del mio autobus girai l’angolo vide un uomo tenere per i capelli una donna. Un cane saltare dentro i cerchi immaginari , colorati, infuocati che s’univano come in un amplesso in forme anomale . Era scoccata l’ora del meriggio nella gioia dell’essere morti, incapace di capire , cosa stava succedendo provai a sparire in un immagine frantumata caduta dalle mani di una signora grassa , morta da poco vedova di un uomo del secolo scorso.
Non ho mai adorato molto la libertà metafisica, la poesia poi mi ha sempre reso assai triste. Il mio verso libero , figlio delle mie disgrazie e di quello che credo. Tutto può essere desunto dal caso. La rivolta dei morti continuò per tutto il giorno la gente quella ancora in vita per lo più quella che non credeva d’essere morta si rinchiusi dentro i loro tuguri in bassi affumicati neri , ove l’aria purulenta e malsana si faceva odorosa. Al passaggio di chi inseguiva speranze in se simili ad una rosa sprezzante del pericolo che mostra la lingua dispettosa. In quel vaneggiare per rime , oltre andando incontro alla morte di un era , sentivo d 'essere consapevole del volere degli dei e l’umanità , era un pezzo di formaggio una ragione negletta gettata per strade illuminate dove si consumava sesso a pagamento. In ore falliche , ingoiato in giochi onirici ,kamasutra cristiani. Quando tutto ad un tratto incontro un drappello di gendarmi , vestiti in uniforme dorate marciavano compatti tenendosi a distanza. Tutti pronti a sparare contro i defunti . Assurdo pensai , sparano ai morti , come si può essere cosi citrulli.
Non credo c’è l’avrei mai potuto fare a giungere l’altra parte della città. Di benzina ne avevo abbastanza . la paura mi friggeva nello stomaco. Emergeva dentro di me una strana voglia di scappare, lesta verso un altra conclusione verso un fosso dove una croce sta. Avevo il timore di non farcela, aggrappato ad un un sentimento vestito come se fosse una ballerina di varietà. Io, all’amore ci ho sempre creduto. Quindi non mi spaventava pensare che ci fosse una ballerina sgambettante dentro di me . Una dolce creatura , assai graziosa che mi strizza l’occhio , mi dice viene a letto con me ed io intimorito mi butto giù , più in giù di quello che vedo. Sarà giusto essere quello che si vuole in un dolce rimembrare come l’azione deleteria di un ipotesi concentrica nella sua incapacità agnostica . Misogina figlia della voglia surrenalica di pisciare aldilà del muro. I morti riversi sulle strade insanguinate erano tanti a migliaia . Un uomo con una mano troncata girava all’impazzata per strada gridando e maledicendo il governo . In quel giorno uguale a tanti altri passati attraverso l'inferno nel terrore dal sapore di torrone figlia della mia malinconia. Come sarebbe stato bello passare indenni attraverso quelle tragedie a cavallo di una scopa volare via come se fossi una strega . Ma l’ingegno non è una ragione fritta al forno . La matematica non insegna un accidente .Tutto è vano i numeri sono figli della menzogna e dell’intelletto che si rode dentro. La vita un gioco di ombre ed io avrei potuto essere felice o essere la dove tutto era incominciato. Giungere ad una sana conclusione in una ideologia illogica nel sapere crudo dal sapore bigotto. Dolce come la marmellata, freddo come il marmo in cui giace il corpo di quella donna. Nuda attende gli angeli la vengono a prendere per condurla aldilà di questo mondo di eroi ed errori che si perseguono all’infinito. Sillabe ballerine belle elette a grandi imprese. Avrei tanto voluto saper perdonare per poi volare andare per luoghi sconosciuti fin dove tramonta il sole verso l’isola dei miei sogni verso l’ eterno canto della verità.
Mi sono detto è crudele essere quello che sono. Poi un signore notato le mie difficolta mi corre incontro, mi fa cenno di scendere dall’autobus di seguirlo , di non aver paura. , ma io tremo nell’orrore provato. Non sapendo chi fosse ne dove mi volesse portare desisto poi guardandolo negli occhi mi lascio andare. Apro la porta dell’autobus lo seguo come se fossi un automa o un morto di altri tempi . Egli cosi mi conduce fin dentro casa sua.
Sei salvo
Stavo per giravo l’angolo
Pochi metri ancora ed eri carne da macello
Non voglio divenire una sottiletta
Il letto e li , se vuoi puoi riposarti ,fai come se fosse casa tua
Lei è molto gentile
Non lo dire neppure per scherzo
Schizzo via
Gradisce una pizza ?
Se mai dopo, al formaggio
Sei un buongustaio
Mangio quello che posso
Essere comunisti non cambia la vita
Io solo mortadella e gorgonzola ,mangio in compagnia
Mi rende felice sapere che c’è gente che la pensa come me
E tutta una opinione
Chi sa un illusione
Adesso è una certezza
Beh grazie ho lo stomaco sotto sopra ancora . Credo mi sia passato l’appetito
La virtù la rattrista ?
Certo essere cretini non significa nulla
Ha ragione , il frutto del tanto male si ripercuote sulla nostra vita
Scivolo nel ridicolo ,come scorrere in varie sequenze cinematografiche c’induce ad essere migliori
Non credo sia cosi facile
Lei come si chiama?
Giocondo
Io Michele , piacere
Laggiù̀ c’è una casa nel bosco
Non lo vista
Era forse un miraggio
Vengo , dopo grazie
Non intendevo offenderti
Sono cosi scioccato che non riconoscerei neppure mia madre
Era per capire dove stiamo andando
Io vorrei capire perché tutti sti morti non si fanno i fatti loro
E una lunga storia questa, fatta di tenebre e d’amore.
Cosi ho continuato a credere alla cicogna ,per molto tempo. Alla storia che passa e cambia gli uomini. Continuai a credere a quella storia fatta dagli uomini e non dai Dei . Con il mio pullman speravo di salvarmi da quell’ inferno, dal giudizio divino di pensare per rime morte che mi porteranno spero dall'altra parte della città. Sono felice con me stesso , penso che mio padre sia stato un grande un uomo, sapeva cavarsela da solo . Mi guardo in giro, vedo un fiume di corpi scorrere verso un inferno psichico i cadaveri galleggiano nell'aria , la morte gioca con la vita , mentre un ragazzo gioca a pallone con Maradona . Mezzo ubriaco me ne sto da parte pensando all'amore .E come stare al cinema per dirla in breve mi sembra di vivere una grande storia. E i morti bevono whisky a primo mattino , mangiano altri morti , bevono vino nelle cantine affollate. Mentre un beccamorto canta una canzone lugubre per una donna che fa l'amore con un uomo dalla testa cosi grande che sembra una palla di cannone.
Ho sempre creduto che c’è l’avrei fatto . Dopo tanto affanno sarei riuscito nel mio intento letterario, dopotutto tutto e cosi vano come i sogni della gente che vedo aleggiare nell’aria In molti rincorrono i propri morti in quell’aria satura di fumi di alcol, di spari , di odio , la vita perseguita il suo intento . Ed il signore che mi aveva fatto entrare in casa sua era un rivoluzionario di provata fede , forse era morto già quando misi piedi nella sua casa. Non so se quello con cui avevo parlato era solo un fantasma. Assai gentile di certo. Mi voleva regalarmi pure un coperta per coprirmi dal freddo. La vita e bella perché esistono fantasmi di questo genere. E in città si continuava a combattere . Chi portava il grano al proprio mulino, chi si faceva una doccia fredda. Chi amava, chi provava a volare andando per il cielo cantando arie gentile. Ed era bello vivere in quei momenti di grande interesse scientifico.
Forse sono un tantino strano, non ho mai compreso chi sono per davvero. Ma la lotta mi ha condotto a credere in una nuova esistenza . In qualcosa che trascende il proprio credo nella forma melodica suonata da un clarinetto intonato che prova a suonare una nova melodia che fa friulì ,friulà senza significato, senza quel senso rincorso in tanti corsi e ricorsi storici . Mi sono perso tante volte lungo strade deserte ove i morti mi spingevano nella fossa comune . Chi morto già da tempo mi voleva portare con lui all’altro mondo. Mi sembrava tutto cosi ridicolo. Come bere limonata a sera dopo pranzo. E mia moglie me lo diceva sempre di non mettere il cane a guardia della nostra camera da letto che se un fantasma l’avrebbe saputo sarebbe successo l’irrimediabile. Ma la bellezza è uno strano essere, forse una fantasia che funge da deterrente ad una sana comprensione della comune morale. Una molla questa morale che tira, tira non si spezza mani. Ed io rido su letto con la pancia all’aria mentre mia moglie mi prepara la cena. Ora io vorrei giungere dall’altra parte della città. Ma i morti mi costringono a deviare ad andare per lidi solitari. Sotto la luna cammino beato nella mia stupidita. Bello come un chierico fresco di santità intriso di canti e di rum a meta prezzo bevo. Bevo questa vita la nel vicolo pensando che sarà assai dura giungere dove avrei voluto arrivare.
Lavoro come autista dei pullman da molti anni ora mai. Quanti morti , quanti vivi hanno preso il mio autobus. A volte qualcuno mi ha pure sorriso . Con alcuni sono rimasto amico. Un morto una volta mi rubò il capello. Ed un altro mi bucò una gomma. Tutti dispetti che io non avrei mai voluto digerire.
Mi dici l’ora ?
Adesso se non fai il bravo ti faccio scendere
Oh zio ò pullman non è tuo
Scostumati
Scacco matto
Questa è la nostra storia
Autista gira la cape o cavallo
Siete degli ignoranti ed ingrati
Non farci arrabbiare
Perché quali sono le vostre intenzioni ?
Noi cantamme e canzone ò zio.
Avasciateve o calzone
Scinne fa ampresse
Io so pate e figli per carità
Cacce e sorde
Io lo sapevo siete dei criminali
Autista fa come dici
Questo è un autobus serio
Qui si scende
Io voglio andare a casa
Autista faccia il bravo
La croce è la mia salvezza
Vado una luce . Gesù
Sono io
Chi sei ?
Sono il tuo migliore amico
Signore abbi pietà di me
M’inchino a capo chino
Alzati lazzaro
Signore sono dei gran manigoldi
Non farci caso
La via eè giusta
Il prezzo da pagare alto
Tutto ha un prezzo
Facci ridere
Ho visto un re
Era Peppino
Siamo al capolinea
Io non ci salgo più in questo pullman
Fai bene
Non ci posso credere
Non farti prendere dall’ira
La lira non c'è più , si paga solo in euro
lo so anche Pietro me la detto
Ingrato vivere è tutto cosi brutto mi creda
Non piangere c’è sempre rimedio
lo sono innocente, vorrei continuare a guidare e credere nella giustizia
La mia giustizia è la tua giustizia
I giusti sono il frutto dell’ingiustizia di questa esistenza
Veramente io volevo divenire santo già da bambino sa
lo so per questo sono qui con te adesso
Mi prende per matto
Ti prendo per mano ti porto con me
Non posso venire ho un lavoro da fare
Portare la gente dall’altra parte della città
Esatto è un compito arduo ma non ho paura
Sono convinto che c’è la farai
Sono quelli come me che fanno girare il mondo
Già esiste sempre una speranza ,una via di mezzo
Cosi continuai a guidare il mio autobus in mezzo ad orde di cadaveri ribelli, alcuni erano vivi , si mangiavano i taralli caldi bevevano la birra a garganella. Alcune coppiette si univano al coro degli angeli. Cosi nel cielo apparve una luce ed illuminò tutto la città. Le case divennero belle alcune crebbero a dismisura , s’ingrassarono , divennero più colorate , dolci come il pan di zucchero. I vicoli s’affollarono di gente di ogni etnia . Non si capiva una minchia. Chi veniva dal morto , chi scappava dal morto . I morti ed i vivi erano tutti uguali, insieme non si distinguevano più chi fosse vivo chi fosse morto. In quell’ora cosi dolce, scivolai nel ricordo di un mondo dimenticato. Ed il canto della vita mi accompagnò lungo tutto il mio percorso. Spingevo il piede sull’acceleratore , senza fermarmi, passai sopra ogni morto e sopra ogni corpo putrefatto. Avevo paura ed una gran voglia di uscire fuori da quell’inferno.
Guido come un folle
Signore mi fa salire
Non posso ho le ore contate
Mi faccia salire non si pentirà
Sali fai presto
Ora lascio ogni ricordo alla forma dell’ illusione
Che dialogo stonato
Prendi posto
Dove andiamo ?
Non me lo chiedere
La notte è lunga
Si pero tu non aver paura ,anche questa passerà
Questa l’ho disse de Filippo
Ed io chi sono pappagone
Non ci posso credere mi sembravate più Totò
Mi sembri un po’ matto
Avanza qualcosa
Due finocchio è una tiella
Come bello lo battilocchio
Mi sembri Pinocchio
Mo’ ti sputo in un occhio
Dove abiti dall’altra parte della città ?
Dove sto andando
Dove tutto è incominciato
Ricordi di gioventù
La bellezza non muore mai
La strada è una spada affilata
Io ho già mangiato un doppio panino farcito di leggende
Che bello l’avrei mangiato anch’io
Mi ricordo di lei
Io sono eterno come la poesia , non muoio mai
Già mi ricordo del dolore provato
Tutto passa anche la morte
Che vita
Bello rincontrassi
Mi dica che tutto uno scherzo
Chi scherza su queste cose, fa una brutta fine
Facciamo finta di vivere insieme una storia originale
L’origine delle cose procede secondo la legge del creato
Noi siamo soli degli intermediari
Certo chi avrebbe potuto salvare mio padre
La morte sale alla prossima fermata
Lei gli apre pure le porte
Non posso non farla salire lei è mia amica
il ragazzo continuò a ridere mentre gli raccontavo della mia amicizia con la morte. Io sapevo di essere morto anzi di essere un fantasma, un autista fantasma che trasporta fantasmi che ivi trasporta una idea fantastica , una fantasia che prova a colorare il mondo intero , colora la mia città il luogo in cui vivo. Tutto scorre è tutto cosi bello , tenero come le ore che passano ed io non ho paura so che non posso tornare indietro , debbo continuare a vivere a trasportare idee e fantasmi .
Un giorno chi sa , sarò chiamato eroe . Forse mi faranno una statua di gesso. Qualcuno ci scriverà sotto cesso. Quando verrà l’ora il mondo cambierà idea di cosa sia la morte. Insieme alla coscienza dei vivi , saremo tutti uniti nel ricordo di un eroico autista che trasportava immagini surreali trasportava un tenero amore , nell’idea in se stessa del nostro essere vivi di fronte alla morte.
Ho sempre creduto che un giorno sarei divenuto qualcuno . il prezzo è salato . La morte non fa sconti. Per questo continuo a guidare nella notte con tutti i miei fantasmi e le mie fantasie.
Forse giungerò ad essere felice alla fine di questo viaggio immaginario . Giungerò all’amore sospirato e per quanto io non ci abbia mai creduto per quanto abbia lottato , cantato la vile sorte inflitta mi scanso dal cadere in un abisso di assurdità. L’amore rimane qualcosa che mi rende felice nell'essere me stesso. Tutto quello che ho provato , visto udito e stato solo un illusione, forse crudele, dolce come il pan di zucchero, simile alle sfogliatelle calde, dolce come la zuppa di pan bagnato. Ma questo è solo un altra illusione, un tenero sogno che si bagna di lacrime e di sospiri implora il destino crudele di ritornare a vivere e credere. I morti ritorneranno ad esser morti , ed io non ho fatto nulla per loro , per farli ritornare in vita , beh almeno ho provato a farli sorridere nella mia goffa speranza di salvezza. La morte come la vita e solo una porta , intercomunicante con qualcosa che va oltre la nostra normale comprensione. Oggi come ieri siamo morti spinti a rinascere nella fede che ha animato i nostri avi e il nostro singolare vivere aldilà di ogni presunta morte intellettuale. La fantasia ci guarisce dal male ed il pensiero viaggia felice verso un nuovo giorno.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
×
Nessuno ha ancora commentato, sii tu il primo!