Questa storia è presente nel magazine Magazine per la didattica
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Pubblicato il 02 dicembre 2018 in Giornalismo
Reparti della «E. Muti» – oltre centocinquanta militi – vengono scaricati da una colonna di automezzi all’ingresso di Casalino; vi sono, con i militi, una decina di SS, guidate dall’interprete Borgonovo.
I nazifascisti perquisiscono tutte le case del paese e fanno man bassa di tutto ciò che può essere loro utile e, prima di ogni altra cosa, di denaro e preziosi. In via S. Pietro si imbattono nei fratelli Giuseppina e Severino Comelli; purtroppo in una saccoccia di Severino viene scoperto un mazzetto di volantini che inneggiano alla prossima vittoria finale delle forze di liberazione. Severino Comelli, percosso selvaggiamente, confessa di avere ricevuto i volantini dal fratello che si trova in località Quarti, nei pressi di Cameriano.Severino è certamente all’oscuro del fatto che in quel momento a Quarti è in sosta una pattuglia della «Volante Loss» che, durante la notte ha trovato rifugio nei cascinali dei dintorni. La pattuglia della Loss è di corvè: ha il compito di racimolare viveri per il proprio reparto che si trova tra i vigneti di Briona.
Gli otto garibaldini della «Volante Loss» vengono presi alla sprovvista: solo due riescono a fuggire, mentre gli altri cadono falciati dalle raffiche dei mitragliatori e dei mitra. Cade Ezio Roncaglione – studente diciottenne di Orfengo – cade il ventunenne Giovanni Poletti di Cressa e vicino a lui cade il diciottenne Francesco Lazzaroni di Dello (BS); qualche centinaio di metri più in là cadono il ventiduenne Domenico Gatta di Bovegno (BS) e residente in Vinzaglio, il diciottenne Francesco De Stefano, perito industriale di Reggio Calabria e residente a Casalino; ancor più lontano viene abbattuto il venticinquenne Giuseppe Manenti di Comenzano (BS) ma residente a Casalino. Infine anche il diciassettenne Severino Comelli trascinato fino a Quarti viene assassinato dai militi della «Muti».
Dall’intervista a Ugo Roncagliene, il fratello di Ezio, uno dei partigiani trucidati
Arrivato ad Orfengo c’era già trambusto e correva la voce che i fascisti avessero ucciso venti Partigiani. I fascisti passarono poi nelle diverse frazioni del comune di Casalino sino alle tre del pomeriggio vantandosi di quello che avevano fatto e mostrando come trofei ciò che avevano strappato ai Partigiani. Quando si recarono ad Orfengo ed entrarono nella trattoria dei miei genitori un giovanissimo fascista si vantava di aver ucciso due partigiani e portava due fucili. Un tedesco, sentendo il ragazzino lo fissò per un istante e gli disse in un italiano stentato che sicuramente non sarebbe mai diventato vecchio. A Casalino mostrarono la carta d’identità di mio fratello dicendo: «Abbiamo ucciso il vostro studente!». Portavano al collo i suoi scarponi e mostravano l’orologio d’oro che gli era stato sottratto.La ricostruzione dell’accaduto fu fatta in base al sopralluogo. Mio fratello, il Lazzaroni e il Poletti, che portava un mitragliatore inglese Brem, si appostarono in un canale parallelo alla strada, per poter vedere l’eventuale arrivo dei Fascisti. Gli altri si misero in posizione nord protetti dai primi tre, che avevano maggiore possibilità di fuoco. Si ritiene che il primo a cadere, senza aver neanche la possibilità di sparare, sia stato il Poletti. Venuta meno la forza di fuoco principale i Partigiani, già in inferiorità numerica, si trovarono completamente debilitati. Mio fratello e il Lazzaroni si gettarono sul Poletti ferito per assisterlo. Gli altri quattro cercarono la fuga verso la Cascina Maghetta, inconsapevoli del fatto che anche in quella direzione la strada era sbarrata dai fascisti. Tuttavia riuscirono ad allontanarsi un po’ passando nei canali asciutti. Quando sembrò loro di essere fuori tiro, per fuggire più velocemente uscirono allo scoperto cercando di raggiungere la statale che collega Novara a Vercelli. Solo uno, il caposquadra La Rusca, continuò la fuga nei fossi raggiungendo la statale e portandosi sul retro dello schieramento fascista. Così si salvò. Un altro Partigiano, il Serpente, venne ferito nella fuga e cadde nella fontana detta dell’ospedale. Fortunatamente nei pressi vi erano dei cespugli di bora ed era quasi completamente immerso nell’acqua e totalmente coperto dai cespugli. I fascisti si erano messi a cercarlo perché l’avevano visto cadere ma non lo trovarono e venne salvato dalla gente nel pomeriggio. In quella zona fu ritrovato in un campo di colza il cadavere di De Stefano, con il ventre mutilato. Il Comelli fu giustiziato alla fine dello scontro: prima venne percosso, infine gli fu fatta scoppiare una bomba sulla testa. Il volto di mio fratello era tutto sfregiato: lo avevano utilizzato come bersaglio per lanciare i loro pugnali. Il Manenti fu colpito alle spalle quando aveva quasi raggiunto la statale. I fascisti, finito l’eccidio, passarono dal municipio ed intimarono al segretario comunale dr. Farnetti di lasciare pure i cadaveri a marcire dove si trovavano. Al parroco fu intimato di non commemorarli con alcuna funzione religiosa. La popolazione invece si adoperò al recupero dei morti per poi provvedere a celebrare le sepolture.
Da «Antologia dell’antifascismo e della resistenza novarese » di Enrico Massara, Novara 1984
Testo e musica composti degli alunni della scuola secondaria di Casalino
Il brano è stato eseguito in occasione del 73° anniversario dell'eccidio dei Martiri di Casalino
8 DEL MATTINO
STRADE DI CASALINO
BASSA RISICOLA
IN POSIZIONE RIDICOLA
I 150 DELLA MUTI
DAVANTI AL FIUME TUTTI SEDUTI
IL BORGONOVO E I TEDESCHI
NEI CAMPI PITTORESCHI
LE CAMICIE NERE SENZA CERNIERE
MUTARONO I GIOVANI COMBATTENTI
IN 7 CROCI SENZA PIÙ INTENTI
SEVERINO COMELLI IL PIÙ PICCOLO DEI 7
DI ANNI SOLI 17
VOLANTINI PER LA LIBERTÀ
CONFISCATI DALLA CRUDELTÀ
UNA CONFESSIONE
PER I PARTIGIANI L’ESECUZIONE
SIAMO QUI RIUNITI PER RICORDARE
QUELLO CHE ALLA PATRIA HAN DOVUTO DARE
I LORO SOGNI, I SACRIFICI, LA LORO VITA
ERANO IN SETTE, ALCUNI BRUNI, ALTRI BIONDI DI CAPELLI
MA ERANO TUTTI MOLTO BELLI
E, SE UN SEGNO IN QUEI CORPI
HAN VOLUTO LASCIARE
MAI LO POTREMO DIMENTICARE
EZIO RONCAGLIONE MAGGIORENNE APPENA
CADUTO IN DOLOROSISSIMA SCENA
LA NOSTRA SCUOLA IN QUESTE ORE
PORTA IL SUO NOME CON ONORE
GIOVANNI POLETTI DI CRESSA 21 ANNI
IL SUO CORPO PER TERRA COL SANGUE SUI PANNI
ACCANTO A LUI FRANCESCO LAZZARONI
DA BRESCIA NELL’ULTIMA DELLE STAGIONI
DOMENICO GATTA DI BRESCIA DI BOVEGNO
CADUTO PIÙ IN LÀ CHE HA LASCIATO IL SEGNO
FRANCESCO DE STEFANO PERITO INDUSTRIALE
REGGIO CALABRIA LA SUA CITTÀ NATALE
GIUSEPPE MANENTI DA COMENZANO
IL PIÙ GRANDE CHE CADDE ANCHE PIÙ LONTANO
FINITO L’ECCIDIO NEL FRASTUONO
I FASCISTI IN COMUNE: “LASCIATELI DOVE SONO!”
SIAMO QUI RIUNITI PER RICORDARE
QUELLO CHE ALLA PATRIA HAN DOVUTO DARE
I LORO SOGNI, I SACRIFICI, LA LORO VITA
ERANO IN SETTE, ALCUNI BRUNI, ALTRI BIONDI DI CAPELLI
MA ERANO TUTTI MOLTO BELLI
E, SE UN SEGNO IN QUEI CORPI
HAN VOLUTO LASCIARE
MAI LO POTREMO DIMENTICARE
LO SPIONE VOLEVA SEPPELLIRLI SENZA RITI
E NOI NEL CUORE FUMMO TUTTI FERITI
IL SANGUE SUL PUGNALE NON FU LAVATO IN ACQUA
E IL MILITE PASSÒ UNA BUONA PASQUA
SIAMO QUI RIUNITI PER RICORDARE
QUELLO CHE ALLA PATRIA HAN DOVUTO DARE
I LORO SOGNI, I SACRIFICI, LA LORO VITA
ERANO IN SETTE, ALCUNI BRUNI, ALTRI BIONDI DI CAPELLI
MA ERANO TUTTI MOLTO BELLI
E, SE UN SEGNO IN QUEI CORPI
HAN VOLUTO LASCIARE
MAI LO POTREMO DIMENTICARE
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