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Pubblicato il 05 giugno 2018 in Viaggi
A Favignana c’era un’aria tersa e il sole a incendiare l’asfalto… Percorrevamo la SS 187 da Trapani. Il cielo era di un blu cobalto e le ginestre con le pale dei fichi d’india sarebbero a breve esplose a maturazione, creando una commistura di tonalità e di profumi.
Il mio KTM apriva solchi sulla sterrata arida, alzando un polverone alto e fitto trascinando ovunque terra e ghiaietto, tanto che non vedevi dove la strada finisse e iniziasse la discesa alla scarpata.
In un battere di ciglia dopo il bivio per Scopello, Baia di Guidaloca, siamo arrivati a Cala Rossa. Per tutto il tragitto sei rimasta aggrappata alla mia schiena stringendoti forte, usando quasi le unghie per timore che potessi scivolare via, e fare un salto nel vuoto.
A Calarossa c’è un’atmosfera davvero magica, sarà che sono di parte, sarà che quando torno qui, mi sembra di essere ancora adolescente, con quella inquietudine sbarazzina che solo quella acerba età era capace di offrire.
Calarossa è unica e non importa che ci siano tutto intorno le case abusive e le mucillaggini ristagnino nell’afa, o che i turisti pensino che la Sicilia sia solo mafia e corruzione.
Io vedendo Calarossa mi emoziono, cacciando addosso tanti di quei ricordi, fra storie di amori e motori; passeggiate al tramonto, di corse in spiaggia, galoppate a cavallo, di stupende gite al largo, quando il mare era una tavola, oppure incazzato da non distinguere manco la costa. E di chi come me è nato qui, questo a chi è straniero non lo può spiegare, e non perché non ne sia capace o non ne abbia voglia, ma solo perché non lo si può capire.
Ops! Sembra che tu abbia un po' esagerato, assicuraci che tu non sia un robot!
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